BILLY GIBBONS AND THE BFG'S Perfectamundo (Concord Records, 2015)
Sasso, carta o forbici?
Quando con l’avvento degli anni ottanta gli ZZ Top iniziarono ad abusare di synth, qualcuno, per dispetto, avrebbe preso volentieri in mano le forbici e puntato dritto verso qualche barba. Anno 2015: le lunghe barbe sono ancora al loro posto e il primo album solista di Gibbons (chitarra e voce della blues band texana), conferma quanto quegli esperimenti durati un buon decennio non furono tutta casualità e furbizia commerciale ma anche sperimentazione e tanto divertimento. Un menù micidiale, coraggioso e divertente è anche quello servito per questa prima uscita solitaria dopo quarantacinque anni di carriera. Accanto all’inconfondibile chitarra, una varietà infinità di portate: dall’amore, nato in gioventù e sbocciato dopo la recente partecipazione all’Havana Jazz Festival, per i suoni afro-cubani (presenti ovunque) al latin rock, dall’hip hop alla presenza del vocoder, in verità fastidioso e unico punto negativo. A Baby Please Don’t Go di Lightnin’ Hopkins, comunque stravolta, e Treat Her Right di Roy Head il compito di tenere lontane quelle famose forbici. Enzo Curelli 7
da Classic Rock # 38
Nessun commento:
Posta un commento