Pagine

martedì 23 aprile 2013

RECENSIONE:THOM CHACON (Thom Cachon)

THOM CHACON  Thom Chacon ( Pie Records, 2013)

Se cercate novità rivoluzionarie in campo musicale dalle canzoni di Thom Cachon, statene pure alla larga. Se invece amate la continuità di quel suono folk/rock americano, ombroso e ridotto all'osso, raccolto sotto l'ormai onnipresente termine Americana, che partendo da Dylan, tocca John Prine, arriva a Steve Earle, John Mellencamp, allo Springsteen acustico e minimalista, fino ai giorni nostri ben rappresentati dai defilati Chris Knight e Hayes Carll e dal più celebrato Ryan Bingham di Junky Star, allora sì, un ascolto al terzo disco di questo ragazzo nato a Sacramento, ma proveniente dalle montagne di Durango, Colorado, potete anche darlo. Ma anche le ombre di songwriters di frontiera come Joe Ely e Tom Russell affiorano tra le note di sole, sabbia, acqua, fuga, libertà, banditi e stelle luminose di Bus Drivin' Blues e  Juarez, Mexico. "Riesco a vedere attraverso la frontiera fino a El Paso/posso sentire la musica risuonare/la gente che ride nella notte/dove mi trovo è buio/E il fiume rosso scorre/sono bloccato qui a Juarez, Messico/Questa notte starò vicino all'acqua/dormirò con un occhio chiuso e il mio dito sul grilletto e l'altro intorno ad una rosa/ho dei progetti per noi per lasciare questo posto".
Se poi, per voi, tutto quello che tocca Dylan, anche indirettamente, è oro che luccica, sappiate che sul terzo disco di Thom Chacon ci suona anche la sezione ritmica che accompagna il "vecchio" Bob nel suo Never Ending Tour, ossia gli inossidabili Tony Garnier al basso e George Recile alla batteria, a cui si aggiunge Arlan Schierbaum (John Hiatt, Joe Bonamassa, Richie Kotzen) alle tastiere. Senza dimenticare il suo DNA (metà libanese e metà messicano) e la parentela con il pugile Bobby Chacon, che ispirò il suo precedente disco assai più "rockista" Featherweight Fighter, nonchè avversario di quel Ray "Boom Boom" Mancini cantato da Warren Zevon.
Le prime coordinate sono queste, al resto ci pensano una voce adulta, vissuta, spezzata e profonda, ben caratterizzante e canzoni che in alcuni casi riescono a stenderti al primo ascolto come il singolo American Dream ha fatto con me fin da subito. Una canzone che si lascia ascoltare in continuazione pur nella sua esigua durata e sconcertante semplicità melodica che supera di poco i due minuti.  A conquistarmi è il  suono acustico, secco, asciutto, senza fronzoli, solo chitarra, drum and bass che mi riporta all'urgenza dylaniana di un album come John Wesley Harding. Rievocazione di antichi fantasmi che Chacon deve aver incontrato e ascoltato all'infinito, riuscendo a a metabolizzare, e facendone il verso in modo magistrale, aggiungendoci buona e sana freschezza compositiva. E non importa se i suoi testi hanno poco da spartire con le complicate parabole bibliche che costruivano quel lontano capolavoro del 1967, mentre lui parla dell'ennesima delusione di un sogno americano che di avverarsi ha sempre poca voglia e preferirebbe vederti morto piuttosto che vivo. I fantasmi "buoni" del passato, di nero vestiti, che ha inseguito anche suonando alla Folsom Prison, ad inizio carriera, cercando, trovandolo, un battesimo che desse forza e coordinate sane e giuste alla sua futura carriera. "Un'esperienza che mi ha cambiato la vita" dice.
Poca luce nelle sue canzoni, a rispecchiare fedelmente questi hard times. Ritratti poetici, scuri, dolenti, con l'occhio che ogni tanto si allunga verso la disperazione, nella ricerca della redenzione come succede in Innocent Man (vera storia del condannato "innocente" Anthony Graves) e A Life Beyond Here, elettro-acustici sorretti da chitarra e armonica.
Quando i tempi duri sono falsi consiglieri, ci si aggrappa a tutto: e si cade nei più facili degli abissi in cui l'uomo può scivolare, "ho perso gli amici/e anche tutto il denaro se ne andato/sto male, ho i brividi di freddo/non voglio niente di più che trascorrere tutto il tempo con te/Alcohol" in Alcohol, oppure si puntano gli occhi al cielo e si prega "quando sei giù è difficile vedere una luna scura splendere tra gli alberi...lo so che è difficile/sei sconsolato e sfregiato/lo so che sei debole/ma con Dio dalla tua parte puoi riuscirci/più nessun problema e nessuna paura" canta nella scarna essenzialità acustica di No More Trouble.
Thom Chacon è un innovatore della continuità. Suoni roots che non cercano i colpi ad effetto, buon seguace di tradizioni solide, dure a morire e megafono mai troppo invasivo ma sempre acceso per dar voce agli ultimi (Grant Country Side), quelli che cercano ancora le risposte tra le acque del grande fiume (Big River con Bess Chacon) e il vento che soffia in superficie, scompigliando i capelli dell'America più profonda e nascosta.




vedi anche RECENSIONE: CHRIS KNIGHT-Little Victories (2012)




vedi anche RECENSIONE: BOB DYLAN-Tempest (2012)




vedi anche RECENSIONE: ELLIOTT MURPHY-It Takes A Worried Man (2013)




vedi anche RECENSIONE: STEVE EARLE & THE DUKES (& DUCHESSES)-The Low Highway (2013)




Nessun commento:

Posta un commento