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domenica 15 luglio 2012

RECENSIONE/REPORTAGE live: PATTI SMITH/VINICIO CAPOSSELA live@ COLLISIONI Festival, Barolo(CN) 14 Luglio 2012

Leggo l'etichetta: denominazione di origine controllata.Vinificato e imbottigliato all'origine da azienda agricola cascina XXX. Barolo (Italia) Alc. 14,5 % by vol.

Imposto il navigatore mentale anche se non ce n'è bisogno; andando verso il sud del Piemonte il richiamo delle valli del vino è calamita tentacolare. Due ore e mezza di viaggio, buona compagnia e il comune di Barolo compare lì, adagiato nelle Langhe, protetto dalle verdi colline dove finisce la provincia di Asti e inizia quella cuneese. Un mare verde affascinante e ricco di tradizioni enogastronomiche che si può visitare (per chi vuole concedersi una lunga vacanza da queste parti o solo una breve sosta a La Morra per un aperitivo in qualche cantina come oggi) e percorrere, seguendo la ormai famosa Strada del Barolo, percorso segnalato che vi farà entrare nel cuore delle langhe, tra vigneti e aziende agricole.
Da quattro anni, le Langhe ospitano oltre agli amanti del buon vino-presenza costante durante tutto l'anno- un festival di musica e letteratura: Collisioni. Quest'anno ad ospitare la manifestazione, nata da appassionati per appassionati, è il paese di Barolo ( poco meno di 800 abitanti). Per quattro giorni il paese si trasforma in un gigantesco bazar culturale, dove ogni piazza, ogni via, ogni mattone respira e inspira letteratura, poesia, note e parole.
Il vino Barolo creato dai Marchesi Falletti, fin dai tempi dei re Sabaudi e del Conte Cavour fu denominato "vino da re e re dei vini". Se il vero re musicale di quest'anno sarà Bob Dylan che suonerà qui lunedì 16 Luglio (il sottotitolo del festival è The Wind non a caso...), la serata di Sabato 14 Luglio ha presentato,come minimo, la sua regina e un menestrello di corte di prima grandezza. Un buon bicchiere di rosso si abbina sempre volentieri all'aurea da santità e poetessa maudit che accompagna da sempre Patti Smith, forte di un ritorno discografico-Banga-degno dei suoi anni più ispirati e sempre in debito con la sua amata Italia. Questo a Barolo è il primo dei tanti concerti di una mezza estate qui da noi.
Prima di lei un personaggio che non ha mai negato il suo amore per il vino. Vinicio Capossela, grande amante dei nettari piemontesi, cresciuto tra le vigne del nonno; in una vecchia intervista proprio al Barolo accomunò il testo della sua canzone Pasionaria: un pezzo denso, corposo e suadente proprio come il Barolo, disse.
Non dimenticherò mai, inoltre, un Traffic Festival di qualche anno fa a Torino, quando un Capossela alticcio scelse come compagno di palco ma soprattutto di bevute-scelta quantomai azzeccata- Shane MacGowan dei Pogues. Una esibizione imbarazzante con il cantante barcollante sul palco, intento a sbagliare attacchi e parole delle sue canzoni. E poi ancora Vinocolo ("...a grandi coppe bevono i barbari/Al vino scostumati/Danzano in coro, danzano in coro e ne chiedono/Ancora e ancora...) da Marinai Profeti e Balene e il sapore dell' antico Retsina ,vino bianco greco aromatizzato con resina di pino che sembra innaffiare le composizioni del suo ultimo album Rebetiko Gymnastas.
Prima di arrivare al clou della serata bisogna trascorrere il pomeriggio e la cosa si presenta piacevole e per nulla stressante vista l'enorme quantità di svago disseminato lungo tutto il paese ed un tempo che alterna sole e qualche nuvola. Tra saltimbanchi, giovani artisti e gruppi musicali da scoprire all'interno della splendida Barolo e le sue piazze, il primo assagio di Patti Smith che incontra i suoi fans in un affollatissimo incontro tra parole, poesia e splendidi ricordi sparsi in 40 anni di rock, che passano anche da Jimi Hendrix, alla Ohio di Neil Young fino ad Amy Winehouse.  Alla piacevole esibizione di Filippo Graziani, figlio del mai troppo compianto Ivan che in un, purtroppo breve, set acustico in duo fa rivivere canzoni come Pigro, Firenze (canzone triste), Agnese, Lugano Addio, Monna Lisa, Taglia la testa al gallo. Una Luciana Littizzetto lasciata orfana da David Setaris , bloccato a Londra da un passaporto scaduto ad uno Zucchero Fornaciari chiamato per raccontare gli aneddoti del  suo libro Il Suono della Domenica  e ritirare un premio, non prima di passare dal "Chocabeck" al battibecco con uno spettatore che lo apostrofa-inspiegabilmente- in malo modo. La reazione sarà alzarsi e andarsene. La nota stonata della giornata. Per altro evitabilissima.
L'organizzazione intanto è perfetta e funziona a meraviglia (ottimi i parcheggi prima di arrivare a Barolo e i bus navetta predisposti all'andata, un po' meno al ritorno) e in tutta puntualità al calar del sole entra in scena Vinicio Capossela.
Quest'anno a Barolo, proprio oggi 14 Luglio, si festeggia anche il centesimo anniversario della nascita di Woody Guthrie, il massimo esponente del folk americano del '900. Il ribelle della chitarra, maggior voce dell'America popolare e operaia che diede parola attraverso il tesoro di circa tremila canzoni (alcune ancora da scoprire) ad una parte di società meno agiata ed abbiente. A lui devono molto i più grandi cantautori americani da Dylan a Springsteen. Uno che sulla chitarra impresse indelebilmente queste parole: "This Machine Kills fasciscts".
Vinicio lo omaggia con una scaletta che cerca di pescare nella tradizione del folk italiano (perchè non solo inglese parla la lingua del folk): da una canzone del cantautore pugliese- recentemente scomparso- Enzo del Re, a quella di un altro cantastorie, sempre del Gargano come  Matteo Salvatore, passando per i canti regionali più sconosciuti, da quelli irpini a quelli delle tabaccaie del Salento. Il doveroso omaggio alla terra delle langhe, un divertente folk/blues sui treni improvvisato per la serata ed un omaggio a Bob Dylan con When The Ship Comes In. Da elogiare la scelta anticommerciale di lasciar fuori le canzoni del suo ultimissimo album "greco" da pochissimo uscito. Poi, via con le sue canzoni: il trascinante blues dei condannati a morte Billy Bud, Sulla Faccia della Terra, Pena dell'Alma, fino a Santissima dei naufragati e Ultimo Amore seduto al piano. Gran finale con il Ballo di San Vito e la prova corale della sua multietnica e grande band in grado di salutare i fans come si deve.
Giunge l'ora di una ragazzina sessantacinquenne che continua ad ipnotizzare con voce e carisma e stare sopra ad un palco con dolcezza e romantico spirito di battaglia. Piazza Colbert (per l'evento: piazza rossa) presenta un colpo d'occhio straordinario. Chi è riuscito a vederla nella sua interezza dall'alto è sbalordito dall'alto numero di persone che hanno assistito a questo primo concerto del tour italiano. La piazza, tutte le vie piccole e grandi, balconi e persino tetti brulicavano di persone e fornivano un panorama da favola incastrato perfettamente tra le mura del paese illuminato e il cielo che nel frattempo è stellato e brillava di suo.
Ma anche il palco brillava.Patti Smith sa farsi amare e come tutti i più grandi non necessita di fuochi d'artificio. Ci pensano le parole delle sue canzoni ad esplodere: Dancing Barefoot e Redondo Beach aprono già in odor di leggenda. Ma sono anche le nuove canzoni a brillare in mezzo alla storia: April Fool e Fuji-San, canzone dedicata a tutte le vittime dei disastri della natura, ma anche la dolcezza soul di This is the Girl, dedicata a Amy Winehouse e l'ululante circolarità di Banga (che dà il titolo all'ultimo album ed è anche  il nome del cane di Ponzio Pilato nel libro Il Maestro e Margherita di Bulgakov) sembrano già dei classici.
Accompagnta dai fidi Lenny Kaye alla chitarra, Jay Dee Daugherty alla batteria, Tony Shanahan al basso e al piano e Jack Petruzzelli sempre alla chitarra, che troveranno la gloria personale nel loro medley rock. Una band mica da poco.
Poi ancora Ghost Dance, un mantra che potrebbe raggiungere l'infinito, My Blakean Year, Peaceable Kingdom, Pissing in The River, Beneath the Southern Cross e l'acclamazione per quella che rimane ancora la sua canzone-in comproprietà con Springsteen- più famosa: Because the Night. Un inno rock divenuto immortale.Forse anche una delle maggiori ragioni che ha spinto molti non propriamente fan di Patti Smith ad essere qui stasera. Ma poco importa, l'importante è esserci.
E' il momento di Gloria. L'inseparabile giacca vola via. In maniche di t-shirt e fisico inalterato nel tempo conduce lo show verso il finale. Il pubblico è totalmente conquistato, lo show raggiunge il suo apice e Gloria (di Van Morrison) si presta a rendere epica la serata. L'uscita di scena dura poco. Il rientro è per Banga e l'inno assoluto People Have the Power (scritta insieme al compianto marito Fred "Sonic" Smith nel 1988) che chiudono il concerto. Le nostre mani sono tutte alzate sullo slogan che ci unisce nell' invito a perseguire i nostri sogni e lottare contro tutte le ingiustizie del mondo. La sua leggerezza sul palco amplifica la pesantezza di un messaggio universale e globale, quasi senza tempo. Una canzone che fu la sua rinascita artistica negli anni ottanta e che chiude uno splendido concerto. Manca Rock n roll Nigger, ma sarà per la prossima volta.
E Woody Guthrie, che ci ha lasciato da ben 45 anni e che quest'anno avrebbe compiuto solo cento anni, cantava This Land is Your Land. Il suo messaggio era molto più profondo ma per un giorno questa terra delle Langhe è stata la nostra terra e quella di Patti.
SETLIST/SCALETTA: Dancing Barefoot/Redondo Beach/April Fool/Fuji-San/This is the Girl/Ghost Dance/My Blakean Year/Beneath the Southern Cross/Medley band/We three/Pissing in the River/Because the Night/Peaceable Kingdom/Gloria/Banga/People Have the Power.

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