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mercoledì 28 marzo 2012

RECENSIONE: PAUL WELLER (Sonik Kicks)

PAUL WELLER Sonik Kicks ( Island, 2012)

La classe (non) è acqua. Difficile contenere ondate alte, cariche e tempestose. Acqua che si propaga impetuosa, quasi avesse la voglia di esplorare ogni anfratto asciutto sulla sua strada. Paul Weller è uno tsunami di "classe", di idee e di quella voglia di non fermarsi mai davanti a nulla e nessun ostacolo.
Dopo 22 Dreams(2008) e Wake Up The Nation(2010), continua a dar libero sfogo alla sua creatività senza imbrigliarla dentro schemi, suoni o generi. Sonik Kicks continua l'opera dei due precedenti dischi e ancora una volta sorprende, alzando ancora di più il tiro della sperimentazione. Uno come lui, insignito dell'onore/onere di padre di tante famiglie (Mod Revival e Brit Pop), potrebbe starsene tranquillo con il suo più che abbondante repertorio di successi, ed osservare i propri figli crescere e litigare (in questo disco ci sono proprio tutti: da quelli di sangue-ho perso il conto dei suoi figli- a quelli putativi in ambito "artistico") ma Paul Weller è acqua, incontenibile e pure fresca. Fresco come suonava il suo post-punk elegante con The Jam, prima di porre loro fine all'apice del successo, fresco come il soul/jazz pop di classe dei primissimi Style Council prima che cadessero vittima di loro stessi e come lo è ora a 53 anni, con la zazzera bianca e impeccabile doppiopetto di ordinaza.
Sempre deciso nelle sue sorprendenti scelte artistiche, Weller sembra divertirsi ancora una volta.
Riprende il discorso da Whatever Next e Up The Dosage del precedente disco: l'apertura Green è un rumoroso battito psichedelico che si nutre di Kraut Rock, loop e synth. Un caos ordinato quasi stordente se vi immaginate dentro ad una discoteca di Berlino in pieni anni settanta con le luci simili a quelle che lo ritraggono in copertina che vi scaldano ed accecano, in coppia con il volume altissimo che vi rende sordi. Il tutto è ripreso anche nelle chitarre mimetizzate che compaiono qua e là in Around the Lake e Kling I Klang, marcia impetuosa tra Clash, il Bowie berlinese e uno spettacolo circense a cui la strumentale Sleep of the Serene, tra archi e rumori, fa da chiusura e da introduzione per By the Waters, dove ancora gli archi di Sean O'Hagan diventano protagonisti di una dolce ballata pop che cattura e conquista.
Anche Sonik Kicks è un concentrato di canzoni che non seguono una logica, disomogeneo a ben ascoltare, nel passare da un umore ad un altro. A tratti difficile da seguire come lo erano stati i due precedenti, ma con almeno un poker di canzoni di alto livello e con una vena sperimentale che riesce ad unire il tutto, facendomelo preferire ai due ultimi dischi. Capita così di passare da il Dub jazzato ed ipnotico della particolare,lunga ed inusuale Study in Blue cantata con la giovane moglie Hannah Andrews, ai venti secondi di noise di Twilight che introducono Drifters un meltin pot musicale ipnotico e circolare che include, tra le tante cose, anche una chitarra flamencata; la psichedelia di When your Garden's Overgrown e Paperchase con le sue melodie mediorientali e la disamina sui lati più oscuri che si celano nel successo, fino ai bilanci sull'età che avanza in That Dangerous Age con quel mood che ricorda vagamente i Doors di Hello,I Love You.

Si parlava di figli, eccoli: quelli di sangue nei cameo della finale e soul Be Happy Children, con piccole parti per la figlia Leah ed il piccolissimio Mac; e poi i figli "musicali" nel brit pop di The attic con Noel Gallagher(Oasis) all'inusuale basso e in Dragonfly con Graham Coxon(Blur) al piano hammond a rinverdire il passaggio di consegne che avvenne con l'album "capolavoro"Stanley Road nel 1995 .
Paul Weller conferma l'unicità della sua scrittura. Chi potrebbe passare dalle acque tempestose dall'elettronica postmoderna e della psichedelia, alle acque calme e confidenziali del soul fino ad inserire le voci di moglie e figli in contesti easy listening"zuccherosi", risultando credibile e mai pacchiano? L'impressione è quella di un disco in cui Weller mette alla prova (ancora una volta) la sua scrittura. Il suo lato di esplorazione sembra non conoscere confini, cadendo in alcuni casi in una certa aureferenzialità che potrebbe risultare indigesta e poco appetibile ad un ascolto sommariamente distratto, per poi conquistare nel volgere degli ascolti.
Uno dei dischi più appariscenti della sua ultratrentennale carriera. Una volta si diceva: Only for fans. Se non lo siete ancora, diventatelo ora, Sonik Kicks diventerà anche vostro.
Appuntamento live a Vigevano il 12 Luglio 2012.

vedi anche RECENSIONE: DEPECHE MODE-Delta Machine (2013)



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