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martedì 31 gennaio 2012

RECENSIONE: MARK LANEGAN BAND (Blues Funeral)

MARK LANEGAN BAND Blues Funeral ( 4AD Records, 2012)

Dall'anonimo e profondo nero pece di Bubblegum sono spuntati colorati fiori. Quasi il precedente disco, uscito otto anni fa, rappresentasse il fondo del quadro su cui Lanegan ha cucito la sua nuova opera.
Mark Lanegan è ancora quell'enorme ed impassibile ombra, dall'aspetto quasi svogliato, appoggiata con tutto il suo pesante peso all'asta del microfono, mentre intorno a lui, Nick Oliveri e Josh Homme progettavano il finimondo. Questa la scena osservata nel Novembre 2002 in un Alcatraz gremito durante il tour dei Queens Of The Stone Age che seguì il fortunato Songs for the Deaf. Lanegan è sempre e ancora in piedi, scruta svogliatamente quello che gli sta intorno e quando ne sente la necessità fa uscire le sue amare impressioni.
Quelle magnolie non sono messe lì a caso. Dodici canzoni che continuano ad essere quelle nate nei meandri più oscuri, fangosi e malati della vita. L'ascolto di Blues Funeral lascia trasparire, però, un velato e beffardo ottimismo dipinto sopra a suoni che i puristi potrebbero liquidare con frettoloso snobismo.
Gli otto anni che lo separano da Bubblegum, l'hanno visto ospite "protagonista" in tanti progetti: dai Gutter Twins e The Twilight Singers in compagnia dell'amico Greg Dulli, ai soliti QOTSA, dai Soulsavers, ai duetti roots insieme alla scozzese Isobel Campbell e non ultimo con i suoi Screaming Trees, di cui nel 2011 è uscito il famoso disco "fantasma" Last Words: The Final Recordings.
Esperienze che hanno lasciato il segno, aprendo( senza esagerare) quelle porte della socialità, nascosta per troppo tempo dietro ad una maschera che celava e copriva i segni di una vita di solitaria sofferenza ed estrema diffidenza verso l'esterno. Blues Funeral è, a suo modo, un'apertura. Un passo ardito e spiazzante in molti punti.
Almeno due capolavori in questo disco: nelle poche concessioni alle sfumature della notturna Gray Goes Black, chiaro invito a vedere le cose con il loro vero colore durante i solitari passaggi tra la luce del giorno e il buio della notte che scandiscono la nostra vita, silenzioso viaggio con l'unica e preziosa compagnia di una radio accesa, e nelle splendida cartolina di St. Louis Elegy, low ballad e personale gospel, in stile Soulsavers, con un verso che sembra racchiudere tutta la vita di Lanegan: and the dead of winter will cut you quick / these tears are liquor and i’ve drunk myself sick...
Lanegan porta la musica su un altro livello, timidamente accennato in Bubblegum. Perchè accanto alla solitaria, spoglia ed acustica Deep Black Vanishing Train, tanto vicina ai primissimi e cantautorali dischi solisti, il disco è ricco di canzoni dove le tipiche liriche laneganiane vengono circondate da synth e loop in perfetto stile New wave 80's. La più lampante Ode to Sad Disco, la macerante camminata tra le vie della redenzione di Harborviell Hospital e la finale consapevolezza di Tiny Grain Of Truth non hanno paura di giocare con l'elettronica, dimostrando, una volta di più, quanto la voce profonda e penetrante del quarantasettenne cantautore possa cambiare l'aspetto e il corso di qualsiasi sequenza di note di qualunque strumento.
Lanegan gioca, ancora una volta, a sottrarre per arricchire le sue canzoni. Il contrasto tra le fredde macchine e il calore della sua voce, con gli ascolti, conquista e rivaluta i due splendidi album con i Soulsavers (-in verità, da me, sempre amati-).
Tutto quello che rimane, tra l'alto volo di un corvo e una buca scavata nella terra, è cantato nell'incedere bellico di The Gravedigger's Song, una delle poche concessione al rock chitarristico del disco. Le altre sono Riot in My House con la chitarra del rosso Josh Homme protagonista (il riff portante, invero, non è proprio originalissimo) e il perfetto equilibrio tra synth e chitarre della viziosa ed orecchiabile Quiver Syndrome.
La scarnificazione del blues si fa concreta in Bleeding Muddy Water, lo spirito del grande bluesman sembra vegliare lungo tutta la canzone e dare un senso compiuto al titolo dell'album.

...muddy water/pillar to post/how do i bleed you?/just like a ghost/muddy water/heaven’s son/you are the bullet/you are the gun...

Riverito, corteggiato e amato ( anche questa volta tanti ospiti: il produttore e chitarrista Alain Johannes, Jack Irons alla batteria, sono loro la M.L. Band, Greg Dulli e Chris Goss), Lanegan dimostra ancora una volta di essere la più (in)credibile voce uscita negli anni novanta, degna di stare accanto ai più grandi cantautori "maledetti" d'America. Voce che sa scavare ancora nel profondo dell'anima anche se accompagnata con delle fredde e poco animate batterie elettroniche che fanno da metronomo. Quello che le belle voci di Cornell e Vedder sognano di essere e che , forse, solo Cobain e Staley avrebbero potuto raggiungere. Voce di un sopravvissuto. Il bicchiere di Whiskey è ancora mezzo pieno e i fantasmi che girano intorno sono ancora tanti e assetati.

4 commenti:

  1. lo sto ascoltando un po' alla volta per gustarmelo al meglio.
    bella recensione, bel blog.
    un saluto.
    gianni

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  2. Condivido la recensione; pochi hanno capito Lanegan come te! Aggiungo che The gravedigger song è geniale (se esistesseo ancora gli LP la traccia 1 sarebbe consumata) e che amo moltissimo anche Harborview hospital, Leviathan e Tiny grain of truth. Pezzi ostici, musica tosta, anche a tratti deprimente, oserei dire. Ma io amo la musica e la voce di questo grande artista, uno dei miei preferiti in assoluto.

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  3. SETLIST-BOLOGNA,Estragon,24 Marzo 2012:
    1.The Gravedigger's Song
    2.Sleep With Me
    3.Hit the City
    4.Wedding Dress
    5.One Way Street
    6.Resurrection Song
    7.Wish You Well
    8.Gray Goes Black
    9.Crawlspace
    (Screaming Trees)
    10.Bleeding Muddy Water
    11.Quiver Syndrome
    12.One Hundred Days
    13.Creeping Coastline of Lights
    (Leaving Trains)
    14.Riot in My House
    15.Ode to Sad Disco
    16.St. Louis Elegy
    17.Tiny Grain of Truth
    18.When Your Number Isn't Up
    19.Pendulum
    20.Harborview Hospital
    21.Methamphetamine Blues

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  4. SETLIST-MILANO, Alcatraz,25 Marzo 2012
    1.When Your Number Isn’t Up
    2.Gravedigger’s Song
    3.Sleep with Me
    4.Hit the City
    5.Wedding Dress
    6.One way Street
    7.Resurrection Song
    8.Wish you well
    9.Gray Goes Black
    10.Crawlspace(Screaming Trees)
    11.Leviathan
    12.Quiver Syndrome
    13.One Hundread Days
    14.Creeping Coastline of Lights(Leaving Trains)
    15.Riot in My House
    16.Ode to Sad Disco
    17.St. Louis Elegy
    18.Tiny Grain of Truth
    19.Pendulum
    20.Harborview Hospital
    21.Methamphetamine Blues

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