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lunedì 10 gennaio 2011

Recensione Live: EDDA, circolo Arci DHARAMSHALA, Tronzano Vercellese, 8 GENNAIO 2011


Quando penso a Edda degli ultimi 2 anni , vedo un uomo sopra ad un enorme e lungo ponte che congiunge un'isola "delle scelte sbagliate", ormai alle spalle e molto lontana, con un'isola "della vita felice" che si scorge in lontananza, ancora avvolta, però, da nubi e nebbie. Edda ,sopra a questo ponte, cammina, osserva la vita sotto ai suoi piedi con occhio timido e curioso da bambino. Si affaccia dal guard rail con molta prudenza e con passo disincantato continua la sua camminata per raggiungere la sponda buona con il suo bagaglio di vita che lo ha fatto crescere.

INTERVISTA http://www.impattosonoro.it/2011/01/10/interviste/intervista-a-edda/





"Iniziamo il concerto con una canzone dei No Guru". Esordisce così , quasi sottovoce, Edda, mentre con gli occhi scorge tra il pubblico una t-shirt del gruppo. La mia. No, non suonerà nulla della band dei suoi ex compagni, ma non mancherà, durante e dopo la serata, di ricordarsi di loro, spendendo buone parole e mantenendo intatto il filo che lo collega al suo passato.

L'accogliente e ben gestito Circolo Dharamshala di Tronzano Vercellese, si e ci regala un venerdì sera diverso dal solito, con un personaggio che, se per qualcuno rappresenta una piccola icona del rock italiano degli anni novanta, per altri, i più giovani ed abituali frequentatori del locale rappresenta un signore sconosciuto, ultraquarantenne vestito di grosse scarpe, pantaloni di una vecchia tuta blu scolorita e improponibile maglione di lana extralarge. Edda ci metterà poco a conquistare anche loro.
Accompagnato dagli ormai fidi Andrea Rabuffetti alla chitarra e mandolino e Sebastiano Di Gennaro alle percussioni e rumori vari, Edda stravolge, massacra e imbastardisce le sue e altrui canzoni, rendendole spesso e volentieri irriconoscibili, ma regalandone ogni volta una nuova ed originale versione.Come lui stesso ammetterà a fine concerto, facendo due chiacchiere e facendo trasparire tutta la sua timidezza e tenerezza, "...che senso ha suonare le canzoni sempre uguali, che palle e poi loro sono bravissimi(rivolgendosi ai due suoi compagni)a venirmi dietro".

Chi non lo conosce potrebbe rimanere incredulo nel pensare che quel "coglione fatto e finito"(queste le sue testuali parole) che una volta agitava i lunghi capelli a suon di rock ora delizi con intatta voce e con canzoni nude e spoglie che raccontano il suo difficile passato. A Edda non si può rimanere indifferenti, se non lo conosci, finirai per prenderlo in simpatia, anche se non capisci nulla di quello che canta e le uniche parole che impari e percepisci delle sue canzoni sono le imprecazioni e le volgarità improvvisate e sparate dirette, un pò come quando inizi a studiare una lingua straniera e a rimanerti impresse per prime sono le cosidette parolacce. Dopo, però, ti si apre un universo come quello di chi sceglie di coverizzare un Finardi d' annata ( Sulla strada) o un, poco conosciuto ai più, cantautore napoletano che di nome fa Ciro Sebastianelli. "Questa canzone "Laura" è bellissima ma non la conosce nessuno" dirà sempre chiacchierando a fine concerto prima di andare via imbarazzatissimo.




Tra una versione stravolta di Sogna dei Ritmo Tribale, i nudi testi di Io e te, L'innamorato, Scamarcio, Fango di Dio, Per sempre biot del suo disco d'esordio, tra una canzone cantata per intero dando le spalle al pubblico, tra riferimenti sessuali esorcizzanti e provocatori, tra parole sbiascicate tra una canzone e l'altra, c'è il suo mondo e una vita ritrovata, fatta di pura semplicità, sincerità e voglia di suonare e divertirsi,"anche se non riusciamo a trovare dei bravi tecnici ed arrangiatori per le nuove canzoni che stiamo registrando", ci confida sbuffando, sempre a concerto terminato,"una volta era diverso,anche Marcelle Bella, può piacerti o no, ma aveva dei suoni fantastici".

Un piccolo eroe minore e modesto che ha scelto di mettersi a nudo usando la musica e che sta ritrovando quelle piccole cose della vita che poi sono le più grandi e che scelte passate sembravano aver nascosto, fortunatamente non così bene da non essere riscoperte e godute.
Il ponte sembra sempre più corto.







Foto gentilmente concesse da Circolo Arci Dharamshala

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