Quale migliore occasione per riascoltare SUGO. Eugenio Finardi è in giro per l’Italia con un tour chiamato “40 anni di Musica Ribelle: 1976-2016”. Ieri sera sono stato colpito e affondato dalla classica nostalgia degli anni mai vissuti (anche se c’ero già), esattamente quando ha introdotto l’esecuzione per intero (“tranquilli, una volta i dischi duravano poco” ci avverte) del suo secondo album esattamente come fu registrato, grazie al ritrovamento di vecchi nastri dell’epoca che ha permesso ai suoi musicisti di approfondire lo studio sugli arrangiamenti originali. Finardi ha parlato dell’etichetta Cramps di Gianni Sassi, degli straordinari musicisti coinvolti nella registrazione di quel disco (Lucio Fabbri, Walter Calloni, Ares Tavolazzi, Lucio Bardi, Claudio Pascoli, Patrizio Fariselli, Alberto Camerini, Luca Francescani), della particolare atmosfera che si respirava in quegli anni, di come fu registrato: in due settimane, senza un piano stabilito, in assoluta libertà e con tanta voglia di jammare in studio.
Dal vivo l’ha eseguito al contrario, perché diversamente da un vinile, come ha spiegato, sopra ad un palco si deve iniziare piano (‘La Paura Del Domani’) e concludere con il botto (‘Musica Ribelle’). E così è stato. Anche se il bis dedicato al blues con l’esecuzione di ‘Hoochie Coochie Man’ ci dimostra quante carte potrebbe giocarsi in altri campi da gioco. “ Ora vi faccio un regalo io, perchè prima di essere un cantautore, sono un bluesman”. Pensare che ANIMA BLUES del 2005 è rimasto un progetto isolato non mi va giù. Vorrei una replica.
Se l'esordio NON GETTATE ALCUN OGGETTO DAL FINESTRINO destabilizzò il mondo musicale italiano, la seconda prova uscita solo un anno dopo, rafforza e consolida Finardi come una delle migliori promesse del rock italiano in grado di coniugare alla perfezione il cantautorato tradizionale con il rock anglosassone (per un italo americano è la perfezione!), e quel titolo, Sugo, fu proprio scelto per questa ragione: canzoni che abbracciavano più stili musicali, dal rock al country, il reggae, il rock progressivo, il jazz e pure qualcos’altro. “Il mio album Sugo e soprattutto Diesel su etichetta Cramps sono album di assoluta Fusion in cui lavoro con il mio gruppo e con parte degli Area” scrive nell’autobiografia Spostare L’Orrizonte. Ma è uno sguardo senza barriere davanti sulla forte confusione politica di quegli anni, sul terrore che serpeggiava nelle strade, sui cambiamenti sociali, sulla ribellione e le utopie che finirono per sfociare anche durante i concerti musicali. Il concerto al Parco Lambro fu uno spartiacque e si svolse proprio nel 1976. Forte dell'esperienza live del 1975, aprendo i concerti di Fabrizio De Andrè che appariva per la prima volta in pubblico-l’anarchico e il comunista si diceva-, iniziano ad affiorare le prime canzoni che diverranno dei classici da portarsi dietro per tutta la carriera . Gli amici Area aiutano in fase di composizione e si sente: ascoltare ‘Quasar’ per capire. ‘La Musica Ribelle’, con un mandolino elettrico al posto della chitarra, apre il disco con un messaggio teso e pesante, che sfiora l’immaginario punk, ma che si nasconde dietro alla spensierata ricerca del proprio futuro in età adolescenziale: un invito ad usare la musica come un fucile e un successo che piomba del tutto inaspettato diventando un inno di contestazione giovanile : “anna ha 18 anni e si sente tanto sola, ha la faccia triste e non dice una parola, tanto è sicura che nessuno la capirebbe e anche se capisse di certo la tradirebbe “. “Subito dopo aver fatto ‘Musica Ribelle’ io divento Eugenio Finardi” dirà. Ancora musica protagonista: quella che usciva dalle radio libere di quegli anni. Nei primissimi anni settanta, Finardi fu tra i primi dj a trasmettere certe canzoni (il reggae di Bob Marley, ad esempio, che sarà la base su cui poggerà la stesura di ‘C.I.A. cantata con il suo perfetto inglese). Fu invitato a scrivere un piccolo jingle per Radio Popolare: scrisse ‘La Radio’. Una divertente western song che in breve tempo diventò la sigla ufficiale di tutte le radio libere e...un altro successo. E poi ancora il consumismo trattato in ‘Soldi’ e la vita "on the road" del musicista raccontata in ‘Sulla Strada’. L’invito a inseguire i valori più semplici della vita che traspare da ‘Oggi Ho Imparato A Volare’ (...sembra strano ma è vero, c'ho pensato e mi son sentito sollevare come da uno strano capogiro il cuore mi si è quasi fermato e ho avuto paura e sono caduto ma per fortuna mi sono rialzato e ho riprovato...). C’è la sognante ‘Voglio’ (“probabilmente la canzone più bella, quella che preferisco”). Il disco si chiude con ‘La paura Del Domani’, un invito ad unire le forze per cambiare il futuro. Fondamentale.
Per me Finardi è IL rocker italiano. Mi dispiace solo averlo scoperto tardi.
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