giovedì 2 luglio 2020

RECENSIONE: CEELO GREEN (Ceelo Green Is Thomas Callaway)

CEELO GREEN CeeLo Green is Thomas Callaway (Easy Eye Records, 2020)


incontri che svoltano la carriera? Dan Auerbach sembra inarrestabile. Sotto la tela del ragno costruita nei suoi studi Easy Eye Sound di Nashville (band e etichetta discografica sono incluse nel prezzo) questa volta ci finisce CeeLo Green, ossia Thomas Callaway, 46 anni, cantante R&B ma anche rapper (con i Goodie Mob) e pop star di Atlanta con diversi Grammy nel taschino ma anche giudice nei talent americani, anche se per i più rimane la metà dei Gnarls Barkley, duo formato con Danger Mouse. Era il 2006 e la loro canzone 'Crazy' usciva da ogni posto dove delle note avessero avuto la possibilità di uscire. Proprio Danger Mouse già produttore di un paio di lavori dei Black Keys fa da ponte tra Auerbach e Ceelo Green. L'intesa tra i due è stata immediata ed ha portato alla scrittura di una dozzina di pezzi Soul e R&B con piccole striature rock ('Doing It All Togheter'). "CeeLo è così incredibilmente audace con le sue parole e la sua gamma è fuori controllo, non abbiamo lavorato per scrivere un successo. Abbiamo finito per scrivere canzoni sulla famiglia, i propri cari, bambini, il Vangelo. È molto eccentrico, molto divertente. Ma è anche molto umile e molto dolce" racconta Aurbach. Ma è la voce di Green, in grande evidenza, a fare la differenza "è uno dei più grandi cantanti viventi" alza la posta sempre Auerbach. Green si è trovato a registrare per la prima volta davanti ad una vera e propria band che comprendeva anche mitici componenti dei Muscle Shoals Sound Studio di Sheffield, Alabama. Le dodici canzoni sono state registrate in due soli giorni, sei per giorno, mantenendo intatta la patina di autenticità: ad esempio il primo singolo 'Lead Me' è venuto fuori così alla prima. Il risultato è sorprendente, morbido e esplosivo pur ricalcando suoni in perfetto stile sixties di casa Motown e Stax ('la contagiosa' People Watching'), gospel, arrangiamenti orchestrali compresi ('I Wonder How Love Feels') e con il tipico Nashville sound bianco dietro l'angolo ('Little Mama'). Ecco se proprio un difetto bisogna trovarlo, forse qualche episodio "mosso" in più avrebbe giovato.
"Sento che insieme abbiamo catturato alcuni momenti molto speciali su nastro. Per me, questo disco parla di amore, guarigione e tranquillità" dice Green. Certo la mano di Auerbach è ormai riconoscibile e secondo me non ha mai sbagliato un intervento, alcune cose meglio di altre ma tutto è sempre stato fatto con classe invidiabile: l'abbiamo sentita sopra ai dischi di Dr. John, Early James, Yola, Robert Finley, Marcus King, John Anderson, Jimmy Duck Holmes. Dischi corposi, curati in ogni minimo dettaglio proprio come si faceva una volta. Ma qui secondo me siamo oltre perché dona a Ceelo Green la possibilità di reinventarsi completamente calcando territori vintage solo sfiorati in precedenza, diventare Thomas Callaway per un disco e se le cose andranno bene, chissà, forse per sempre.
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