lunedì 18 maggio 2020

RECENSIONE: THE STEEPWATER BAND (Turn Of The Wheel)

THE STEEPWATER BAND   Turn Of The Wheel (Diamond Day Records, 2020)




the song remains the same...but I like it 

Con quasi vent'anni di carriera alle spalle, torna la band di Chicago con il settimo disco, a quattro anni dall'ultima registrazione in studio. Persa solo per strada l'attitudine più free, aperta alle jam, che caratterizzava i primi lavori, rimane il suono tosto di una band ancora solida, verace e sincera come ai primi tempi dove le chitarre hanno ancora la loro fottuta importanza ('Trance'), la sezione ritmica è basilare e il groove è sempre di casa e dietro l'angolo ('The Peace You' re Looking For' che chiude il disco). Chiaro, ancora una volta, che le lancette dei loro orologi siano sempre puntate indietro ai seventies.
"La nuova musica mostra la qualità grezza dei primi sforzi della band, combinata con una fiducia che proviene solo da molti anni di registrazioni e tournée" racconta Jeff Massey, chitarra e voce della band.
Registrato ai Vigo Street Studios a Miller Beach in Indiana, nei pressi del lago Michigan con in produzione Jim Winters, fratello del batterista e già produttore del loro vecchio album Revelation Sunday uscito nel 2006, TURN OF THE WHEEL è un disco che potrà piacere agli orfani di nuove uscite da parte dei Black Crowes e figli vari, tra cui i Magpie Salute che hanno avuto la vita più breve del previsto. Certo, qui mancano i fuoriclasse da prima pagina ma si sopperisce al tutto con dedizione e  il duro lavoro come una buona squadra di provincia di metà classifica che però aspira al podio.
I punti di riferimento sono gli stessi di sempre: southern rock, l'hard blues tosto dei grandi power trio dei seventies, i Black Crowes periodo Amorica che sembrano materializzarsi in 'Turn Of The Wheel'. Non per nulla Marc Ford produsse il loro Grace And Melody del 2008, lasciando pure un buon ricordo. Grande disco fu quello (cercatelo).
La tosta 'Big Pictures' sembra invece avanzare poderosa come solo i Crazy Horse di Neil Young saprebbero fare, ed è l'unica vera concessione alle lunghe jam chitarristiche che ricordano il passato. Ci sono pure gli echi lontani di John Fogerty e i  suoi CCWR nel bel viaggio on the road di 'In The Dust Behind' e nel country di 'Abandon Ship' e poi come potrebbero mancare i vecchi zii Stones, quelli di Exile che sembrano dettare i tempi in 'Please The Believer' e 'Running From The Storm'.
La Steepwater band è formata da Jeff Massey (chitarra e voce), Joe Winters (batteria), il nuovo bassista Joe Bishop e il chitarrista Eric Saylors.
Non sono gli ultimi arrivati, non passeranno mai alla storia ma hanno imparato come suonare del buon rock'n'roll.






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