martedì 10 dicembre 2019

RECENSIONE: MAMMOTH MAMMOTH (Kreuzung)

MAMMOTH MAMMOTH  Kreuzung (Napalm Records, 2019)



Play it loud...
Dall' Australia, da sempre terra lontana di buon rock'n'roll, arrivano i Mammoth Mammoth, una decina d'anni di carriera e sei album alle spalle.
Perché quando ti assale quella voglia di rock'n'roll puro, goliardico e ignorante (basta leggere i titoli per capire le loro intenzioni: "le nostre influenze sono le nostre esperienze, non scriviamo canzoni su maghi, unicorni o alieni sexy" dicono) i MAMMOTH MAMMOTH da Melbourne sono dei buoni mestieranti del genere in grado di sfamare gli affamati che dal rock pretendono solo sudore, energia e divertimento.
La band capitanata dal cantante e chitarrista Mickey Tucker si lascia alle spalle la scorza più pesante del suono di inizio carriera, spesso etichettato sotto la voce stoner (loro hanno sempre preferito la parola rock anche se la pesantezza è quella di sempre, ascoltare 'Tear It Down') per suonare ancora più diretti e veloci come già anticipato dal precedente disco Mount The Mountain uscito nel 2017, primo per l'etichetta Napalm Records.
Se in 'Wanted Man' sembrano palesamente omaggiare i conterranei Ac Dc, e in 'Lead Boots' cercano vie più melodiche, soprattutto nel cantato, nelle restanti canzoni si lanciano a rotta di collo su un hard rock'n'roll pesante e dal tiro icidiale ('I'm Ready', 'Motherf@cker') giocando sullo stesso campo dei Motorhead e seguendo la strada degli Orange Goblin della seconda metà di carriera. L'album lo intitolano in tedesco (Kreuzung significa incrocio) omaggiando il paese che più di tutti li ha adottati: a Berlino hanno registrato il disco, in Germania le date più numerose dei loro tour.









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