mercoledì 12 giugno 2019

D-A-D (A Prayer For The Loud)

D-A-D  A Prayer For The Loud (AFM Records, 2019)






"andate in pace" 
Immaginate un sabato sera di ozio a casa: canotta bucata con macchia di sugo al pomodoro in bella vista, boxer colorati e piedi scalzi, divano e TV. Appena accendete sul primo canale nazionale, parte una canzone ciclone come 'Burning Star' (apertura di questo disco) che vi fa sobbalzare dal sofà facendovi passare la stanchezza accumulata durante la dura settimana di lavoro, vi fa vincere la pigrizia, scendere e muovere le gambe a tempo. Tranquilli: se abitate in Italia il pericolo non sussiste, potete seguitare a dormire davanti all'abbronzato Carlo Conti di turno. Se abitate in Danimarca dovreste essere abituati nel vedere i D-A-D sullo schermo in prima serata.
Per trovare l'ultimo disco in studio dei danesi D-A-D dobbiamo tornare indietro a otto anni fa quando uscì DIC. NII. LAN. DAFT. ERD. ARK., tanto complicato nel titolo quanto semplicemente in linea con la loro attitudine musicale e temperamento dissacrante. Un gruppo che non ha mai avuto troppa fretta: quando non fanno uscire dischi continuano la loro "magica e divertente" attività live (da vedere almeno una volta nella vita) che non ha mai perso un colpo dal lontano 1986. Anche la formazione è la stessa di sempre (a parte il batterista Laust Sonne in formazione da ormai vent'anni però): gli incredibili bassi di tutte le forme e numero di corde di Stig Pedersen, l'inconfondibile voce di Jesper Binzer (anche chitarra) capace di graffiare e di morbide carezze melodiche, la chitarra indispensabile del fratello Jacob A. Binzer, insieme possono fare invidia alla più coesa delle gang di strada.
Sono usciti vivi dagli anni ottanta, hanno superato brillantemente il ciclone grunge dei novanta, sono entrati nei 2000 con il vento in poppa come se nulla fosse. Forse solo dimenticati dai più, senza un vero e proprio perché però. 


Gli ingredienti sono collaudati e vincenti, quelli di sempre: rock’n’roll, hard blues, heavy, ironia e autoironia (già dalla copertina vincono), onestà e attitudine da vendere che da Scare Yourself vanno a braccetto con una produzione più tagliente e moderna ma mai oltre certi limiti. Dal crescente ed esplosivo hard blues della title track al riff scuro di 'Nothing Ever Changes', passando a 'The Sky Is Made Of Blues' che riporta alla mente i gloriosi tempi di album come No Fuel For The Pilgrims (1989) e Riskin' It All (1991), i DAD sono una garanzia. Sempre. Quando poi giocano a fare gli AC DC ('No Doubt About It'), ritornano al veloce cowpunk di inizio carriera con 'Musical Chairs' e accarezzano gli animi con due ballate così diverse tra di loro come l'acustica 'A Drug For The Heart' e la finale 'If The World Just', non così lontana da certe cose targate Aerosmith, capisci perché in patria, dove il rock’n’roll è vita e pure cultura, sono tipi da prima serata in TV.







RECENSIONE/REPORTAGE live: D-A-D Live@GLAM ATTAKK -Rock n Roll Arena-Romagnano Sesia(NO),24/02/2012
RECENSIONE: D-A-D -DIC.NII.LAN.DAFT.ERD.ARK (2011)

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