venerdì 5 aprile 2019

RECENSIONE: MATT ANDERSEN (Halfway Home By Morning)

MATT ANDERSEN Halfway Home By Morning (True North Records, 2019)





una sicurezza
Chiudete un omone grande e grosso dentro ai Southern Ground Studios di Nashville insieme a un band completa di fiati e coriste (Jay Bellerose, Chris Gestrin, Jim Hoke, Charles Rose, Steve Hermann, Mike Farrington). Se quell'uomo arriva da New Brunswick, Canada, e di nome fa Matt Andersen, potete stare sereni: avrete tra le mani un signor disco di caldo southern soul e R&B in stile Memphis sound che pochi altri potrebbero darvi di questi tempi. Matt Andersen ha giocato sempre bene le sue carte in carriera (anche quando ha sperimentato qualcosa di diverso e moderno come nel precedente Honest Man), la fila di premi e nomination parlano per lui, e questo suo decimo album non bleffa, anzi. Qui si gioca a carte scoperte senza uso di trucchi e senza inganni: tredici canzoni registrate in presa diretta insieme al produttore Steve Dawson che richiamo i grandi del soul bianco: le ombre di Van Morrison, Eddie Hinton e Southside Johnny sono lì girato l’angolo. Un disco vissuto e consumato dentro le mura dello studio “è pieno della gioia e dell'energia che c’era in quella stanza" racconta lui. Quando in sala di registrazione ci si diverte.
La sua voce calda, profonda, baritonale, conduce queste ballate soul con piglio sicuro e rassicurante, tra amori, confidenze famigliari, malinconia ma con tanta positività e voglia di vivere. Una ricetta semplice in apparenza, elevata all'ennesima potenza se l’uomo che cucina è un cuoco onesto con il cappello del fuoriclasse in testa. C’è qualche accelerazione più sostenuta a variare il tema (‘Gasoline’,’Long Rider’), ci sono pennate blues e passi country, c’è qualche ospite come Amy Helm che duetta con Andersen in ‘Something To Lose’ o le sorelle McCrary che si aggiungono nella finale dal crescendo gospel ‘Quarter On The Ground’ un tributo acustico, voce e chitarra, dedicato a uno zio molto caro.
Con Andersen si va sul sicuro. Un ascolto quasi obbligato per chi non vuole allontanarsi troppo dalla tradizione della musica americana.





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