venerdì 15 marzo 2019

RECENSIONE: STEVE EARLE & THE DUKES (Guy)

STEVE EARLE & THE DUKES  Guy (New West Records, 2019)




“Townes Van Zandt e Guy Clark erano come Kerouac e Allen Ginsberg per me".

STEVE EARLE non ha mai lesinato riconoscenza verso la scena musicale che lo ha accolto nel lontano 1974, quando, diciannovenne, andò a cercare il suo futuro a Nashville. Lì ci sono le sue radici, le prime esperienze, i germi della sua carriera. La sua musica. Conobbe Guy Clark, le sue canzoni, finì per suonare dentro al suo primo disco, quel Old No 1 che arrivò tardi nella carriera di Clark, raccolta di canzoni scritte negli anni, cariche di esperienze e metafore. Una pietra angolare per le future generazioni di songwriter americani. Se attraversi il Texas non puoi non ascoltare almeno una volta quelle canzoni. Canzoni mandate a memoria-
Dopo Townes, il disco omaggio a Townes Van Zandt uscito nel 2009, dopo So you Wanna Be An Outlaw, il suo ultimo disco dedicato a tutta la scena Outlaw degli anni settanta, mancava un omaggio tutto dedicato a Clark. Anche se proprio in quel disco, uscito due anni fa, alla fine c’era una canzone a lui dedicata, a quel maestro del cantautorato americano scomparso nel 2016: ‘Goodbye Michelangelo’. Earle riprende sedici canzoni del repertorio di Clark (presenti: ‘L. A. Freeway’, ‘Desperado Waiting For A Train’ e ‘That Old Time Feeling’ da quel strepitoso debutto) le rilegge con i fedeli Dukes e con una buona vagonata di ospiti, tra cui: Rodney Crowell, Terry Allen, Emmylou Harris, Jerry Jeff Walker, Verlon Thompson, Mickey Raphael, Shawn Camp, Gary Nicholson, Jim McGuire.
Alcune le rilegge in maniera fedele (‘New Cut Road’), altre le piega a suo favore imbastardendole con il rock carico di chitarre elettriche (‘Out In The Parking Lot’). C’è tutto l'immaginario di quel suono che ha unito il maestro e l'allievo: il country, il bluegrass, l’irish folk, il rock’n’roll.
È stato registrato in fretta, con poche sovraincisioni, quasi live, ma soprattutto con un rimpianto che lo tormenta da quel 17 Maggio del 2016: non essere riuscito a scrivere una canzone a quattro mani con lui, prima che morisse. “Con Guy, tuttavia, c'era questa cosa. Quando era malato mi ha chiesto se potevamo scrivere una canzone insieme. Dovremmo farlo 'per i nipotini', disse. Beh, non lo so ... al momento ero titubante. Poi Guy è morto ed era troppo tardi. Questo, mi dispiace.” Un disco condotto con il rimpianto stampato in testa e l’amore incondizionato tatuato nel cuore.




RECENSIONE: STEVE EARLE & THE DUKES -So You Wannabe An Outlaw (2017)
 

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