sabato 9 febbraio 2019

RECENSIONE: STEVE RUDIVELLI (Brianza Texas Radio)

STEVE RUDIVELLI  Brianza Texas Radio (2018)




musica per organi caldi
Che Steve Rudivelli fosse un personaggio lo avevo già capito vedendo alcuni suoi video su Youtube che su pornhub troverebbero posto nella categoria “amatoriale”: quelli dove è seduto nel sedile della sua auto parcheggiata chissà dove con occhiali da sole e cappello in testa, una chitarra tra le mani, l’armonica al collo e le sue storie talmente comuni da diventare letteralmente fuori dal comune. Quasi folli.
Finalmente ho in mano un suo disco. Brianza Texas Radio è la summa del suo pensiero rock: diciannove canzoni tra demo e ripescaggi dai suoi dischi passati dove il protagonista assoluto è il caro vecchio rock’n’roll elettrico nelle sue tante vesti, ma dove predilige gli abiti più sdruciti e vintage, macchiati di alcol, rossetto e chissà cos'altro.
Musica per organi caldi, che viaggia secca, spedita e grezza nel country rock come fosse uscita da John Wesley Harding di Dylan (‘Blue Jeans Girl’), da un vecchio e impolverato disco rock’n’roll anni 50 di Chuck Berry (‘Rock’n’roll Serenade’, ‘Titty Love’), dalla chitarra rockabilly di Brian Setzer o dagli anni settanta di Edoardo Bennato ('Hey Hey Rockabilly').
Gente comune, donne facili e ragazze irraggiungibili, sentimenti bollenti, vecchi cani fedeli e banconi di bar affollati nell'ora di punta, spesso vuoti di cuori e ricchi di alcol per anime perse e solitarie a tarda notte ch'è già prima mattina. Tacchi a spillo, pelle profumata, cicche appiccicose e bicchieri di gin tonic amari mandati giù in fretta dall'ultimo perdente del paese.
Le sue storie di ordinaria follia senza luogo e tempo potrebbero essere ambientate in pianura padana come nei deserti al confine messicano, tra la landa di terra paludosa che si affaccia nelle acque del Mississippi o sopra il ponte che attraversa il Molgora nella sua Brianza, all’hotel California come in quel motel ai bordi della A4 che si intravede sfrecciando con la macchina a tarda notte. Bella la melodia soffusa e notturna di 'Al Night Manila'.
Rockeggia che è un piacere tanto che alzare il volume dello stereo è un'azione quasi spontanea, poi alla fine piazza due folk acustici, chitarra e armonica, (‘Billy Frank’, ‘Jack And Mary’) che ci mostrano anche l’altra faccia (another side di Steve Rudivelli), non meno interessante, del suo repertorio. E si torna in quel parcheggio sopra al sedile dell’auto.
Rudivelli è un po' il Bukowski italiano del rock'n'roll.







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