lunedì 27 agosto 2018

RECENSIONE: THE PROCLAIMERS (Angry Cyclist)

THE PROCLAIMERS    Angry Cyclist (Cooking Vinyl, 2018)




gli scozzesi non le mandano a dire

I profili dei volti di quei due gemelli dai capelli biondi con occhiali spessi alla Buddy Holly che campeggiava nella copertina del disco di debutto This Is The Story, uscito 31 anni fa, a ben vedere sono gli stessi di oggi, se aggiungete qualche ruga e capelli bianchi in più . Gli scozzesi Craig e Charlie Reid non ricevono più “lettere dall’America”, hanno percorso molto più di “500 miglia” ma in questi anni hanno continuato a incidere dischi con la consueta ironia e battagliera vena sarcastica che li hanno contraddistinti. L’ultimo fu Let’s Hear It For The Dogs uscito tre anni fa. Anche le armonie vocali caratterizzate da quell’accento scozzese tanto sbeffeggiato dai vicini di casa è lo stesso di sempre, di quei metà anni ottanta trascorsi in buona compagnia a quelle latitudini: Housemartins, Smiths, Billy Bragg, Andy White erano figli della stessa battaglia. Il mondo intorno alla loro Scozia è cambiato ma i problemi sono gli stessi di sempre: la Thatcher non c’è più da un po’ ma ora si chiamano Brexit, Donald Trump, anche il referendum per l’indipendenza scozzese non andato a buon fine rema contro. “Io davvero non vedo alcun modo di uscirne. Penso che sia l'errore più grande che abbia mai visto fare a un elettorato occidentale. Assolutamente l'errore più grande. Ma è stato fatto. " dicono i Proclaimers a proposito della Brexit.
 ‘Angry Cyclist’ apre il disco in modo feroce con una metafora pungente, un inno contro il bigottismo imperante che si aggancia a ‘Classy’ e ‘Looted’, argute osservazioni sull’Impero Britannico, e la sua "caduta". È un disco urgente, con le canzoni che difficilmente superano i tre minuti. La loro collaudata e contagiosa miscela di folk pop, addolcita da arrangiamenti d’archi, a volte aspra come il vecchio skiffle (‘A Way With Words’) e ritmata di R&B ('Stretch') sa anche parlare al cuore come avviene in 'You Make Me Happy' e in ‘Streets Of Edimburgh’, dedicata alla loro città, agli abitanti, alle mura piene di storia e riflettere sul tempo che passa inesorabile come avviene in ‘Then It Comes To Me’. In patria sono un’istituzione, i loro concerti sempre pieni, fuori dai confini spesso dimenticati. A me sono sempre stati simpatici e alzo sempre una birra alla loro salute ad ogni nuova uscita.


 

 
 
 

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