lunedì 30 luglio 2018

RECENSIONE: PAUL RODGERS (Free Spirit)

PAUL RODGERS    Free Spirit (Quarto Valley Records, 2018)





free as a bird
In questi anni stiamo celebrando gli anniversari di moltissimi live album passati alla storia, dischi spesso immortali come non se ne fanno più da tempo. Anche se le migliori risposte le danno gli anni che passano, quindi se ne riparlerà in futuro. Ma proprio mentre pensavo a questo, ecco piombarmi addosso un documento recente, registrato nel Maggio del 2017 alla Royal Albert Hall di Londra, solo un anno fa, a sua volta una celebrazione per festeggiare i 50 anni di una delle più grandi rock band britanniche degli anni settanta, una delle più influenti certo (chiedere alle innumerevoli band, giovani e non più giovani, che li citano) ma spesso relegata dietro ad altri nomi da prima pagina. “Sapevamo di avere qualcosa di speciale quando eravamo insieme, la gente ci diceva che quando suonavamo il tempo rimaneva fermo". Racconta oggi Rodgers che quando formò la band era un fresco maggiorenne ma con le idee ben chiare e un background importante dietro. Anche se non ci sono più i compagni di un tempo (Paul Kossoff e Andy Fraser suonano in altre galassie da tempo) PAUL RODGERS continua ad essere uno dei più micidiali cantanti, non solo della sua generazione (gli anni sono quasi 69) ma con pochi eguali tra le nuove leve. Per quest'ultimo dettaglio, invece, chiedere a Robert Plant.
Una voce allenata a classici blues e dischi Stax che sembra non aver perso nulla di quegli anni gloriosi (comunque sempre pochi quelli di attività) , anche se chiusa la parentesi Free, allungata con i sempre buoni Bad Company, formati con il compagno Simon Kirke, la sua carriera solista non è mai stata da primissima pagina, escludendo le promesse non mantenute fino in fondo con i Firm insieme a Jimmy Page, con l’avventurosa parentesi Queen e con un paio di buoni dischi di cover. Anche il repertorio di canzoni dentro a questo disco è incredibile e ribadisce tutta la grandezza dei vecchi Free. Ecco arrivare ‘The Stealer’, ‘All Right Now’, ‘Wishing Well’, ‘Be My Friend’, ‘Mr. Big’ e ‘My Brother Jake’. Si pesca in tutti i dischi pubblicati tra il 1968 e il 1973, ci sono anche due canzoni che gli stessi Free, ai tempi, non suonarono mai dal vivo: ‘Love You So’ e ‘Catch A Train’ La band che gira intorno a Rodgers, i Free Spirit, è quella di Deborah Bonham (sorella d’arte che ha aperto il concerto insieme alla figlia di Rodgers, Jasmine-il tutto si può vedere nel Dvd incluso) sa il fatto suo e il chitarrista Pete Bullick sembra sempre a suo agio nella difficile parte che fu di Kossof. Rodgers è libero di battere con mestiere, accarezzando e graffiando con una voce che il tempo sembra non aver intaccato e ricercando quella spiritualità mai doma (“credo nello spirito, credo nel suo potere”). È talmente in forma che quest'anno sta girando con due tour insieme ai suoi vecchi Bad Company e con un supergruppo con la compagnia di Jeff Beck e Ann Wilson (Heart). Un disco dai sapori antichi.







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