lunedì 18 giugno 2018

RECENSIONE: BUDDY GUY (The Blues Is Alive And Well)

BUDDY GUY   The Blues Is Alive And Well (RCA, 2018)




Forse basterebbe iniziare l’ascolto dalla fine, dai 58 secondi di ‘Milking Muther For Ya’ per dare ragione a BUDDY GUY e al titolo del suo nuovo disco: una registrazione breve, spartana, casalinga, solo voce e chitarra. La partita è già nelle sue mani e sì, il blues è vivo e sta bene finchè gli ultimi di una straordinaria generazione irreplicabile, come lui, saranno in questa forma “lo prometto fino al giorno della mia morte, terrò in vita il blues” declama in ‘The End Of The Line’ , anche se in ‘When My Day Comes’ sembra scendere a patti con la mortalità. Mantenendo fede a una promessa fatta a Muddy Waters sul punto di morte, BUDDY GUY, 81 anni, continua a tenere in vita il blues a suo modo (bello l’omaggio a Sonny Boy Williamson con ‘Nine Below Zero’) , uscendo periodicamente con dischi per nulla nostalgici, rispettosi, ma soprattutto mai fermi al passato, sempre ricchi di ospiti, a volte fin troppi, anche grazie alla preziosa collaborazione con l’inseparabile produttore Tom Hambridge che suona pure la batteria (completano la formazione: Rob McNelley alla chitarra, Kevin MdKendree alle tastiere e Willie Weeks al basso). In copertina: si mette in posa con l’inseparabile Fender cosparsa di pois in una foto che pare scattata negli anni della gioventù, sotto il cartello stradale della nativa Lettsworth in Louisiana. Le radici sono lì, sotto quella terra, anche se poi il successo andò a trovarselo a Chicago. “Muddy Waters mi disse: hey man, guarda che Chicago non è come la Louisiana. Lì non puoi dormire con le porte aperte”.
Quelle porte non le ha mai chiuse.
Ma poi: tra scatenati boogie (‘Old Daddy’), la corposa sezione fiati The Muscle Shoals Horns presente in almeno tre canzoni tra cui la title track, i passi lenti e notturni di ‘A Few Good Years’, ecco sfilare gli ospiti di questo disco: il giovane James Bay nella crepuscolare ‘Blue No More’, Mick Jagger all’ armonica nella jazzata ‘You Did The Crime’. Fino ad arrivare ai sei minuti dell'esplosiva ‘Cognac’. Tra le tracce migliori del disco. Buddy Guy canta: “If the late Muddy Waters was here drinking with us, that bottle would be ten times gone"…"Can't drink with me no more Muddy, but I got Keith Richards". Un pensiero all’amico Muddy Waters...ed ecco che si unisce la chitarra di Keith Richards. “How about you Beck? C'mon in here now”, è il turno di Jeff Beck. Una vecchia amicizia, quella tra Buddy Guy e i Rolling Stones, che Guy racconta così tra le pagine di Rolling Stone “mi hanno incontrato che non erano ancora famosi. La prima volta ero in studio, era il 1961 o 1962, stavo registrando un disco chiamato My Time After A While e loro vennero alla Chess Records a registrare un demo”. Poi sì, arrivano veramente i 58 secondi della finale ‘Milking Muther For Ya’ e mettendo una mano sul cuore del blues si può sentire un battito ancora forte e sano…bastano pochi secondi per fare una buona diagnosi.








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