giovedì 15 marzo 2018

RECENSIONE: NATHANIEL RATELIFF & THE NIGHT SWEATS (Tearing At The Seams)

NATHANIEL RATELIFF & THE NIGHT SWEATS  Tearing At The Seams  (Stax Records, 2018)





cuore, attributi e cervello

Nella vita si cambia per non morire. Nathaniel Rateliff era destinato a soccombere sotto un canonico suono folk rock inflazionatissimo, quello su cui erano costruiti i suoi primi tre dischi solisti. Tutto questo fino all’incontro con una masnada di sette brutti ceffi (i Night Sweats) che, a suon di ipervitaminico R&B e southern soul con una sezione fiati che fa la differenza, hanno estrapolato il suo vero punto di forza: una voce baritonale che ama mettersi in competizione con quella dei migliori esponenti del genere. Anche se la partita è dura fin dalla partenza, Rateliff sa scrivere canzoni, esaltare e far muovere le gambe: il crescendo di ‘S.O.B.’ (sì, proprio Son Of A Bitch) è sconsigliato con un volante tra le mani. Ho già provato io per voi. Prendete un po’ di Otis Redding , Wilson Pickett e di Sam Cooke, mischiatelo ad un’attitudine garage rock da band del sud e avrete le vivaci, arrembanti e genuine canzoni di questo nuovo inizio. La rinata Stax, infine, ci mette il sigillo di qualità. Poi, a meno di un anno dall’uscita, ecco l’appendice A LITTLE SOMETHONG MORE FROM… . Come le copertine vogliono dimostrare: dopo il cuore, ecco serviti gli attributi. Ma, in verità, poco cambia e l’EP di otto canzoni, trainato dal singolo ‘Out On The weekend’ e da una versione live di ‘Wasted Time’ registrata allo Stax Museum Of American Soul Music (dove altrimenti?), è la riconferma del nuovo, ora già collaudato, talento che cerca di battere il chiodo finché caldo. E il chiodo penetra con gran piacere… 2018, dopo il cuore e gli attributi, giustamente, ecco il cervello. Anche se sostanzialmente non cambia nulla, TEARING AT THE SEAMS è però il disco della maturità, e si sente, il più personale a livello di testi “quando mi sono seduto a scrivere canzoni, sapevo quello che stavo scrivendo e la mia fissa era ‘quanto onesto ho intenzione d’essere’?” e pure musicalmente, perché qui non c'è un’altra ‘SOB’ a trascinare ma semplicemente dodici canzoni (14 nella deluxe edition) che partono tutte dallo stesso scalino, costruite con grande classe e perizia sia quando Rateliff gioca a fare Otis Redding (il micidiale groove di ‘Intro’, ‘Coolin Out’) sia quando ripercorre gli ultimi quarant’anni di musica americana inseguendo gli imprendibili The Band (‘Hey Mama’, ‘Say It Louder’) e Paul Simon con una ‘Still Out There Running’ che ricorda il genio di uno dei più grandi autori americani di sempre. Rallenta la velocità rispetto ai precedenti lavori ma la notturna soul ballad ‘Babe I Know’ conquista al primo ascolto come la più scatenata delle canzoni potrebbe fare. Pure se esce leggermente dal recinto che si è costruito con le più moderne ‘Shoe Boot’ che apre il disco e con il singolo ‘You Worry Me’, in grado di giocarsi le sue astute carte nelle charts odierne, tutto gira che è un piacere.







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