martedì 20 marzo 2018

It's Just Another Town Along The Road, tappa 6: GUY LITTELL (One Of Those Fine Days)


GUY LITTELL   One Of Those Fine Days (AR Recordings, 2017)

Ho conosciuto Gaetano Di Sarno (in arte Guy Littell) in occasione dell'uscita di LATER, album del 2011. Sono passati sei anni, nel frattempo è uscito l'album WHIPPING THE DEVIL BACK (2014) e finalmente quest'anno l'ho incontrato di persona al concerto di Ryan Adams a Gardone, eravamo pure seduti vicini. Già, Ryan Adams, uno dei suoi punti fermi musicali. Durante una vecchia intervista fatta per Impatto Sonoro a ridosso dell'album Later, gli chiesi se avesse qualche sogno nel cassetto. Mi rispose: "il mio sogno nel cassetto è quello di continuare quello che sto facendo, di suonare il più possibile e incidere dischi, non chiedo altro...". Bene, credo che quel modesto sogno si sia avverato: sta continuando a fare quello che più gli piace, suona ed ha inciso un altro bel disco, andando oltre il sogno, perché ONE OF THOSE DAYS, presentato dalla bella grafica di copertina credo sia un grande passo in avanti, un disco che mette sempre in mostra la peculiarità della sua scrittura che si nutre di forti contrasti ma questa volta sembra funzionare molto meglio che nel recente passato. Se da una parte troviamo canzoni con le chitarre a dominare l’urgenza della bella ‘New Records And Clothes’, di ‘Song From A Dream’, di una ‘Love It’ che sembra penetrare lo spettro sonoro più articolato dei REM o di 'Cheating Morning' che mette bene in fila i suoi gusti musicali dichiarati: c'è il Neil Young più rock, quello accompagnato dai Crazy Horse, ci sono le chitarre elettriche degli amati Dream Syndicate di Steve Wynn del quale ricordiamo la prestigiosa partecipazione nel precedente disco. Dall’altra parte, quella acustica e sensibile, intimista, dominata dalla luce e dalle ombre con queste ultime a prevalere, troviamo l’apparente leggerezza di ‘Better For Me’, ‘Twenty Six’, ‘Don't Hide’ e ’Old Soul’ con la chitarra ospite di Kevin Salem. Il disco, uscito solo pochi giorni fa (14 Dicembre) ha la sua forza nella variabile track list che alterna le montagne elettriche con le pianure acustiche: scaletta in grado di accontentare qualsiasi buon ascoltatore di classic rock.


Foto: Pasquale D'Orsi



In viaggio con Guy Littell
 
1)I km nel tuo disco. Il viaggio ha influenzato le tue canzoni?
Viaggi immaginari soprattutto. Mi viene in mente 'Small American Town' dal mio album LATER del 2011. Non sono mai stato negli Stati Uniti ma ho guardato molti film e letto molti libri e ho sviluppato una mia idea che mi ha ispirato a scrivere quel brano, in cui la piccola città americana rappresenta uno stato d'animo preciso.
 
2)Tour. Aspetti positivi e negativi del viaggiare per concerti in Italia. Dove torni spesso e volentieri?
Di positivo c'è sempre il bello del viaggiare e suonare. Quello non cambierà mai. L'aspetto negativo è che può capitare la serata dove il pubblico non sia particolarmente attento e non vorresti ritrovarti a chiedere di fare silenzio. Ti accorgi quindi che la location non è adatta, non è colpa del pubblico se il locale ha deciso solo da un paio di giorni di fare serate di un certo tipo. Se il pubblico non è stato 'educato' a certe atmosfere è difficile fargli prestare attenzione, fargli smettere di conversare da un giorno all'altro. Quindi sarebbe bello avere più locali che propongono con assiduità certa musica. Se invece sei con band è diverso, la comunicazione di solito funziona meglio, almeno questa è la mia percezione. Mi sono sempre trovato bene al Mamamu, locale storico di Napoli, spero di suonarci presto con i ragazzi.

 
3)Radici o vagabondaggio. Cosa ha prevalso nella tua vita?
Radici, anche se ascoltando la mia musica non si direbbe. Però ho sempre amato il concetto di vagabondaggio e credo di vagabondare molto, anche nel percorso di 20 minuti che faccio a piedi dal centro di Torre del Greco fino a casa, in alcune sere.
 
4)Viaggio nel tempo. Passato: per chi o per quale tour avresti voluto aprire come spalla? Futuro: come ti vedi tra vent’anni?
Beh sicuramente mi sarebbe piaciuto aprire per Neil Young e Replacements/Paul Westerberg o Afghan Whigs o Ryan Adams, di nessun tour in particolare, ma e' qualcosa che mi piacerebbe ancora fare, nel presente.Tra vent' anni? Non ne ho la minima idea, spero però di essere sempre in buona salute, innanzitutto.
 
5)La canzone da viaggio che non manca mai durante i tuoi spostamenti.
 
 

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