giovedì 4 gennaio 2018

RECENSIONE: MAVIS STAPLES (If All I Was Was Black)


MAVIS STAPLES  If All I Was Was Black (ANTI, 2017)





non c'è tempo per piangere
Pochi sanno mettersi in gioco così bene superata una certa soglia di anni (non si svelano gli anni delle signore e comunque c’è sempre wikipedia per i più curiosi). Se poi sei già entrata nella leggenda della musica gospel soul con tutta la famiglia, che bisogno hai di confrontarti con i più giovani? Mavis Staples no, è un’artista che ha sempre vissuto tra le note alte, sa il fatto suo e sembra averci preso mano e (buon) gusto. I lusinghieri riscontri hanno dato coraggio ulteriore e la classe è sempre tanta, tantissima. Dopo le cure di Ry Cooder (WE’LL NEVER TURN BACK rimane per me insuperato), l’anno scorso si mise nelle mani di M. Ward (cantautore e produttore, vi ricordate il progetto Monsters Of Folk con Conor Oberst?) per interpretare canzoni scritte appositamente per lei da diversi autori, tra cui spiccava una ‘Jesus Lay Down Beside Me’ scritta da Nick Cave. Un disco più leggero del solito. Purtroppo, o fortunatamente per l’ispirazione artistica, è capitato che un certo Donald Trump si sia messo sulla strada (proprio lo stesso che pochissimi giorni fa si è messo a scherzare sul riscaldamento del pianeta), ed è sembrato quasi un obbligo ritornare alla cara vecchia canzone di protesta come accadeva negli anni sessanta per rivendicare i propri diritti civili. “Non c'è tempo per piangere, non c'è tempo per le lacrime” canta in ‘No Time For Crying’, è ora di agire. Ritorna il vecchio amico Jeff Tweedy, con il quale aveva già registrato due album (YOU ARE NOT ALONE e ONE TRUE VINE), che porta con sé l’ormai inseparabile figlio Spencer e il compagno di band nei Wilco, Glenn Kotche, scrive dieci canzoni adatte alla voce, alla classe e alla tempra combattiva della Staples, suona e duetta in una canzone, ‘Ain’t No Doubt About It’. Americana (‘Peaceful Dream’), black music (‘If All I Was Was Black’) e funk (‘Who Told You That’) si fondono insieme per la giusta causa e ne esce uno dei dischi più combattivi dell’anno.



40 DISCHI per ricordare il mio 2017


Nessun commento:

Posta un commento