mercoledì 19 aprile 2017

RECENSIONE: CHUCK PROPHET (Bobby Fuller Died For Your Sins)

CHUCK PROPHET     Bobby Fuller Died For Your Sins (2017)






‘Bad Year for Rock and Roll’ (lo è stato o no il 2016? Viene pure citato Bowie), ‘Killing Machine’, ’Jesus Was a Social Drinker’, ‘If I Was Connie Britton’, ‘Post-War Cinematic Dead Man Blues’. Con dei titoli di canzoni così, il quattordicesimo album dell’ex Green On Red, parte già vincente. Il nuovo disco del folle CHUCK PROPHET, dedicato a Bobby Fuller (‘Bobby Fuller Died for Your Sins’), l’indimenticato interprete che portò al successo 'I Fought The Law', la cui prematura morte è ancora avvolta in un mistero, sta girando da settimane senza sosta, e credo che lo farà ancora per molto. Se amate il rock’n’roll, in ogni sua forma, è impossibile resistere al sound, alle numerose citazioni, alla curiosità espressiva e all’ironia nera di alcuni pezzi. C'è pure un omaggio ad Alan Vega e ai Suicide (il ritmo danzereccio e marziale di ‘In The Mausoleum’), e si conclude con ‘Alex Nieto’, per non dimenticare il giovane di San Francisco ucciso, senza apparente ragione dai 14 spari della polizia nel 2014. Quanta vitalità in un disco che chiama spesso in causa la morte. Un ‘California Noir’ come lo ha definito lo stesso Prophet: la tensione tra finzione romanzata e realta' che si cela sotto. Le tante contraddizioni della sua California. Un disco camaleontico, che schizza incontrollato in tutte le direzioni, dalla delicatezza pop di ‘Open Up Your Heart’ alla perfetta parodia byrdsiana di ‘Rider Or The Train’ alle dissonanze garage di ‘Alex Nieto’. Il tutto suonato insieme ai fedeli Mission Express. Disco con una marcia in più, con la giusta dose di esuberanza-e ironia- per distinguersi dalle tante (troppe?) uscite discografiche di questi nostri giorni.





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