mercoledì 2 marzo 2016

RECENSIONE: SUPERSONIC BLUES MACHINE (West Of Flushing, South Of Frisco)

SUPERSONIC BLUES MACHINE West Of Flushing, South Of Frisco (Mascot Records, 2016)




Un mese fa avevo anticipato l’uscita. Ora i SUPERSONIC BLUES MACHINE (nome abbastanza orribile in verità) sono realtà concreta nel mio stereo. WEST OF FLUSHING, SOUTH OF FRISCO è l'album di debutto di questo nuovo power blues trio esistente dal 2012 e formato in realtà da tre veterani dell'ambiente musicale: il texano Lance Lopez (cantante e chitarrista con una buona carriera solista), Fabrizio Grossi (bassista, principale songwriter e produttore del lavoro) dalle chiare origini italiane e prezzemolo "fior fiore di professionista" Kenny Aronoff (batteria). Si candida, fin da ora, a diventare uno dei dischi più bollenti di questo primo scorcio del 2016, pur non proponendo nulla di assolutamente nuovo ma facendo leva sulla varietà, il mestiere e le ospitate, anche se loro dicono di essere una sola, unica grande famiglia. Progetto aperto quindi. Potente blues dalle massicce fiammate hard (‘I Ain't Fallin' Again’), southern rock ('Miracle man' con la slide in evidenza) ma anche tanto amore per il soul, il funky (la divertente ‘Watchagonnado’) e le atmosfere notturne che avvolgono la cover di ‘Ain’t No Love (In The Heart Of The City’ di Bobby "Blue" Bland, conosciuta anche nella versione dei Whitesnake.
E poi con una lista di ospiti così provano a vincere già in partenza: Billy Gibbons, padrino del progetto, nella esplosiva e alcolica 'Running Whiskey' scarto dell’ultimo LA FUTURA dei ZZ Top, Warren Haynes che piazza un assolo mirabolante in 'Remedy', e ancora Robben Ford nella ballata pianistica ‘Let’s Call It a Day’, Eric Gales nella rocciosa ‘Nightmare’s And Dreams’, il redivivo Walter Trout in ‘Can’t Take It No More’ tra i picchi del disco se non altro per le ultime vicissitudini di quest'ultimo, e Chris Duarte in ‘That’s My Way’. Piacevole ascolto con chitarre in grande spolvero da cima a fondo.




vedi anche
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