domenica 14 dicembre 2014

RECENSIONE: HARD WORKING AMERICANS (Hard Working Americans)

HARD WORKING AMERICANS Hard Working Americans (Melvin Records, 2014)




La semplicità paga
Generazione spesso in ombra la loro, non per demeriti, ma per i troppi meriti di chi li ha preceduti: gente con la pellaccia dura che di abdicare non ci ha mai pensato, lasciando la grave incombenza nelle mani dell’intervento divino. Così ci troviamo uno dei maggiori songwriter americani degli ultimi vent’anni, il talentuoso e bizzarro Todd Snider, un vero outsider del sud, a formare una band con un manipolo di musicisti coetanei ma anche amici, e soprattutto fuoriclasse: Neal Casal, cantautore solista e chitarra nei Cardinals di Ryan Adams e nei stupefacenti e lisergici Chris Robinson Brotherhood, il bassista Dave Schools, fondatore dei torrenziali Widespread Panic, il batterista dal pregiato pedigree Duane Trucks e il tastierista Chad Staehly (Great American Taxi). Un disco che ricava i suoi maggiori talenti dall’atmosfera estremamente rilassata, libera e divertita con cui sono state registrate (in soli 5 giorni) queste undici cover non banali e scelte con cura e rispetto, capaci di distendersi in modo sinuoso tra roots rock, folk, approccio jam e la forza del southern rock.
Il filo nascosto che lega le undici canzoni sta tutto nel patriottico nome del gruppo: nel voler raccogliere canzoni nate dal basso, dalla strada, che parlano delle persone comuni costrette a sbarcare il lunario per vivere. Una scelta non banale e poco scontata quella fatta da Snider che in queste canzoni ha rivisto la sua scrittura, almeno quella degli esordi, di dischi fondamentali come ‘Songs For The Daily Planet’ e ‘Step Right Up’: “negli ultimi 20 anni ho raccolto una valigia di quelle che definirei canzoni perfette, tutte scritte da miei amici, molti dei quali sono etichettati come cantautori di ‘Americana’. Negli ultimi 10 anni o giù di lì, sono stato anche impegnato in numerosi festival con un buon numero di musicisti, molti dei quali nel circuito delle jam band. Perché non mettere queste cose insieme? Perché non combinare i migliori cantautori con i migliori musicisti?”.
La band ve l’ho presentata, le canzoni, pur provenendo da artisti e periodi anche differenti tra loro, sono legate in modo assolutamente istintivo ma perfetto: dall’iniziale e sardonica ‘Blackland Farmer’ scritta nel ‘59 dal vecchio countryman Frankie Miller, fino alla finale, dimessa e acustica ‘Wrecking Ball’ della coppia Gillian Welch e David Rawlings. Passando dalla sagace ‘Mr.President Have Pity On The Working Man’, datata 1974 e presa dal brillante ritratto degli stati del sud dipinto da quel geniaccio di Randy Newman nell’album ‘Good Old Boys’, il rock tout court dei Bottle Rockets in ‘Welfare Music’, dei Br5-49 in ‘Run A Mile’ e di Will Kimbrough in ‘Another Train’ dove la chitarra di Casal fuma, fino alle ultime generazioni: Kevin Kinney dei Drivin N Cryin (‘Straight To Hell’), Kevin Gordon (‘Down To The Well’) e Hayes Carll, trentottenne cantautore texano tra i più accreditati eredi di Snider nella rutilante e sudista ‘Stomp And Holler’ che ospita John Popper dei Blues Traveler all’armonica. “Vogliamo che canzoni epiche e virtuosismi musicali coesistano insieme in un stanza, e vi vogliamo in camera con noi. La porta è aperta”. Avanti.
 (Enzo Curelli)  da CLASSIX! #39 (disco del mese Aprile/Maggio 2014) 


A completare l'anno del super gruppo, la recente uscita The First Waltz (se esiste l'ultimo valzer, doveva pur esserci il primo, no?), DVD più CD che raccontano il vero spirito stradaiolo e live della band attraverso filmati di concerti, backstage e di vita "on the road", con un packaging bello e intrigante, che non guasta mai.



vedi anche
RECENSIONE: CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD-Phosphorescent Harvest THE CADILLAC THREE-Tennessee Mojo WHISKEY MYERS-Early Morning Shakes (2014)
RECENSIONE: BLACKBERRY SMOKE-Leave A Scar-Live In North Carolina (2014)
RECENSIONE: BEN GLOVER-Atlantic (2014)





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