lunedì 13 gennaio 2014

RECENSIONE: SUGAR RAY DOGS (Sick Love Affair)

SUGAR RAY DOGS  Sick Love Affair (Sugarraydogs.com/IRD, 2013)


Dopo settimane di ascolti dedicate ai Mink DeVille, mi piomba sullo stereo il disco degli italiani Sugar Ray Dogs, band pavese al secondo album dopo l'esordio discografico Vaudeville'n'roll del 2011. Strane coincidenze. "E allora?" direte voi. Allora, una volta aperto il libretto noto che tra i musicisti ospiti, in quattro brani, c'è Fred Koella, chitarrista alla corte di Willy De Ville che suonò pure con le band di Bob Dylan (periodo 2003/2004), con Zachary Richard e Dr.John. Bel colpo, mi dico. Ma questo non faccia passare in secondo piano la musica e i meriti del gruppo: il loro, è il suono di una band in continuo movimento (già numerosi i tour in tutta Europa, sintomo che noi italiani arriviamo sempre in ritardo, anche a casa nostra), capace di assorbire tanto lungo il cammino, partendo dal rockabilly, arrivando all'irish folk, al gypsy rock, al tex mex con l'innata capacità di fare loro i suoni incontrati lungo le tante strade che dalle misteriose paludi della Louisiana portano alla nebbie della pianura padana, tanto da far perdere ogni possibile tentativo di classificazione musicale e temporale. Guidati dalla voce e dal basso di  Ernani Ray Natarella-anche autore di tutti i pezzi-dalla chitarra di Alberto Steri (bellissimo il suo lavoro in Nocturnal) e la batteria di Andrea Paradiso, Sick Love Affair è un disco che come puro distillato d'uva ad altra gradazione, impiega poco ad entrare in circolo: bastano le prime note dell'apertura Time To Run, un trascinante brano con influenze celtiche giocato abilmente da cornamusa e violino (suonato dall'insostituibile violinista di Davide Van De Sfroos, Angapiemage Galiano Persico), gli scatti rock della trascinante Nocturnal con i suoi inserti irish, See You Die e Mortally Wounded e quelli rock'roll '50 di Road Of 7 Sins con la slide di Koella a duellare con l'armonica (Marco "Sonny" Simoncelli) per restare rapiti.
Conquistato l'ascoltatore, non rimane che ammaliarlo e stenderlo con il "bagnato" romanticismo da petoli di rosa rossa di Baby No Mercy e Fall In Love, quest'ultima quasi un omaggio al compianto De Ville con il violino suonato dallo stesso Koella che sembra ricamare idilliache strisce di luce lungo bui marciapiedi di periferia. Diventano irresistibili quando mischiano il folk dei due mondi, mescolando con sapiente mestiere tarantella e irish/folk nella breve strumentale Red Dog, invitando alle danze western da saloon in Tonight, e quelle sudaticce da pub irlandese in We're All Irish, tradendo tutto l'amore per la verde isola, con il violino della brava Chiara Giacobbe a fare il bello e cattivo tempo. Smorzano infine i bollenti spiriti con la corale ballata piena di amarezze Story Without Glory e l'etnicità gospel di Till The End Of Time che impiega poco ad acquistare velocità, congedandosi con lo stesso mood dell'opener.
In un continuo susseguirsi di rimandi e agganci al meglio che potreste chiedere alla musica senza tempo, il viaggio dei Sugar Ray Dogs promette  52 minuti di spasso tra lingue di asfalto sempre pronte ad allargarsi in grandi autostrade o stringersi in angusti boardwalk di periferia che costeggiano corsi d'acqua carichi di straripanti storie di ordinaria follia (musicale) tra sboccato vizio notturno e amaro romanticismo. Da ascoltare.



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