venerdì 28 giugno 2013

RECENSIONE:STATUS QUO (Bula Quo!)

STATUS QUO  Bula Quo! ( 2 CD Fourth Chord Records/ear Music/Edel, 2013)


Solo qualcuno della stessa generazione di Beatles e Rolling Stones sarebbe riuscito nel 2013 ad auto celebrarsi in un lungometraggio, parteciparvi come attore con lo spirito di chi va in vacanza per la prima volta, (comunque non nuovi alla camera da presa, vedasi la partecipazione alla serie TV Coronation Street, vero Francis Rossi e Rick Parfitt?) tenendo testa ad attori professionisti (tra cui Laura Aikman, Craig Fairbrass e Jon Lovitz) e tanto che si è in ballo, scriverne la colonna sonora tra un ciak, una nuotata ed un aperitivo sulla spiaggia al calar del sole sfoggiando camicie a fiori e humor britannico. Sul film in questione, una commedia d'azione alla James Bond diretta da Stuart St. Paul, non mi esprimo, mantenendo tutte le riserve del caso, ma le aspettative non mi sembrano proprio da premio Oscar e nemmeno in grado di accappararsi qualche premio minore in riva a qualche mare azzurro, dubito pure che la pellicola in questione, in uscita il 5 Luglio, riuscirà a sfiorare le nostre sale cinematografiche. Ma attendo, ben felice d'essere smentito.
Gli Status Quo, 51 invidiabili anni di carriera sul groppone (si formarono nel 1962 a nome Spectres, diventando ufficialmente Status Quo nel 1967) arrivano forse in ritardo rispetto a pellicole come Help! o Magical Mystery Tour, ma hanno deciso di non farsi mancare proprio nulla e riempire uno dei pochi buchi ancora scoperti in carriera. Eppure la soundtrack nata in modo spontaneo-e non calcolato, dicono- durante le riprese avvenute nel paradiso terrestre dell'arcipelago delle isole Fiji  riesce perfino a portare qualcosa di nuovo-mica facile-al loro immortale boogie/blues/rock'n'roll, grazie all'introduzione di suoni tradizionali e canti del posto che si possono ascoltare in almeno tre canzoni sulle nove scritte per la pellicola: la rilassatezza da bagnasciuga di Mistery Island, la corale, reggeaggiante e abbastanza stucchevole Fiji Time, la tribalità rock'n'roll di Bula Bula Quo (Kua Ni Lega) riescono a portare mare, sole, allegria e... nulla di più.
Archiviate le novità strettamente legate alla location del film, quello che rimane è il titolo Bula Quo! (letteralmente "ciao Quo!" in lingua insulare) che riprende il titolo del loro disco maggiormente amato dai fan, Hello!, uscito nel 1973, ed una manciata di tracce del loro inconfondibile boogie/rock, ora più hard nelle chitarre energiche di  Run And Hide-The Gun Song  e in quelle blues di Running Inside My Head e Never Leave A Friend Behind, nel cinematografico mood di Gogogo, nel singolo Looking Out For Caroline sorta di continuazione della vecchia Caroline; ora più poppeggiante come nella martellante e "synthetizzata" All The Money che stende e vizia fin  dal primo ascolto pur non raggiungendo i vertici dei tanti singoli scritti in carriera.
In questo 2013 sono molte le cose da festeggiare: il mezzo secolo della prima incarnazione delle band, la reunion della storica formazione con Alan Lancaster al basso e John Coghan alla batteria, avvenuta in primavera dopo anni di liti per un breve tour celebrativo in UK-toccheranno anche l'Italia ( il 15 Settembre all' Alcatraz di Milano) ma non con quella formazione "vintage"- ed il traguardo del centesimo singolo  in carriera, Looking Out For Caroline appunto. Stiamo parlando pur sempre di una band istituzione in patria che vanta innumerevoli records da "guinness dei primati" difficilmente attaccabili e quindi non poteva esaurirsi tutto in sole nove canzoni: ci regalano un secondo dischetto con altri dieci brani ripescati dalla loro sterminata produzione tra cui un rifacimento di Living On An Island, successo del 1979 scritto dopo l'esilio "forzato" per scappare dalle grinfie del fisco e adattissima per essere rivestita di suoni provenienti dalla lontana Oceania, altre tre canzoni in studio, due (la tiratissima Frozen Hero e la Southern Reality Cheque)  riprese dal precedente e riuscito Quid Pro Quo (2011) e poi l'immancabile "foghertiana" Rockin' All Over The World , quasi di loro proprietà ormai, che subisce lo stesso trattamento tra boogie e folklore delle Fiji; e ancora sei estratti live, con l'immortale tormentone che vale una carriera Whatever You Want ed una sempre portentosa Down Down a spiccare.
Dire qualcosa di nuovo della longeva coppia Parfitt/ Rossi (e soci) è sempre difficile, proprio per la loro fedeltà a certi stilemi di rock'n'roll, più forti di tutti gli sberleffi e critiche subite nel tempo, che si sa, alla fine è gentiluomo. Tacciati da sempre di poca fantasia e approssimazione strumentale, ma chi li conosce e li segue lo fa proprio per questa semplicità, e quello spirito primordiale del rock'n'roll mai venuti a meno, capaci di superare generazioni, mode musicali, critiche, prolungando un divertimento che sembra non conoscere fine. Li ami (li adoro), ti sono indifferenti o li odi. Con l'unica attenuante che non hanno mai fatto nulla per attirarsi antipatie, vivendo ben lontano dagli stravizi delle rockstar miliardarie-comunque assaporati in carriera-, dai gossip, lasciando le risposte alle chitarre fumanti e incrociate dei due leader, alle montagne di Marshall, al sudore, al non look che da sempre li accompagna, a concerti su concerti snocciolati senza continuità di sorta. Instancabili.
Un diversivo che aggiunge poco alla carriera (o molto, dipende dai punti di vista), tanto all'estate alle porte, al divertimento, al rock'n'roll senza pretese. Immortali.




vedi RECENSIONE: STATUS QUO-Quid Pro Quo  (2011)




vedi anche RECENSIONE: TOM KEIFER-The Way Life Goes (2013)




vedi anche RECENSIONE: QUEENS OF THE STONE AGE-...Like Clockwork (2013)



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