giovedì 30 maggio 2013

RECENSIONE:JJ GREY & MOFRO (This River)

JJ GREY & MOFRO  This River ( Alligator Records, 2013)



Se foto e video fossero una rarità almeno quanto lo erano cinquant'anni fa, difficilmente scoprireste con facilità che dietro al nome di JJ Grey & Mofro si nasconde un bianchissimo artista di Jacksonville (Florida), in pista da almeno quindici anni con sette dischi già all'attivo ed una solidissima e proficua attività live, tanto il suono che esce dalle casse, sparato rigorosamente a mille, è carico di attitudine black, soul, R & B, funk alla James Brown, Earth Wind & Fire, Sly And The Family Stone ma contenente anche tracce del miglior Prince & The Revolution, sonorità incalzanti e contagiose che prendono forma però dalle solide e umide radici southern blues per poi impossessarsi, in pochi secondi, di psiche e fisico. Roba calda, umida, sudata che fa bene all' anima e che elettrizza il corpo. Sono qui a godere di una domenica di sole, innaffiata da bicchieri di birra, stordito e inebriato da luppolo e musica, con le gambe che scalciano e la strana sensazione che mi manchino solo due remi per affrontare senza paura alcuna le strette vie d'acqua che attraversano lagune e paludi. Provate a rimanere impassibili di fronte all'iniziale, viziosa e travolgente Your Lady, She's Lady: se ci riuscite, toccatevi immediatamente il polso, avete qualcosa d'importante che sta perdendo colpi dentro voi.
Il quarantaseienne JJ Grey naviga il grande fiume (trattasi del St.John's River che scorre vicino alle sue terre, il più lungo della Florida) con il favore delle pigre correnti e con gli spettri dei Muscle Shoals Studio seduti di fianco tanto le dieci tracce scivolano viziose e ammorbanti, scaldate dal calore dei fiati e con la sicurezza dettata da una infanzia trascorsa tra l'abbraccio di una tipica famiglia del sud tutta duro lavoro e preghiere, dalla forte connessione con i luoghi che ama-e mai ha abbandonato- e una coscenziosa visione dell'introspezione umana che si riversano sulla sua buona scrittura. Voce passionale e soul (Somebody Else, Write A Letter), roca all'occorrenza nei momenti più rock (Standing On The Edge, 99 Shades Of Crazy) e una band allargata che con il tempo ha trovato la sua connotazione attuale (Andrew Trube alle chitarre, Anthony Farrell al piano, Tod Smallie al basso, Anthony Cole alla batteria, Art Ed maiston e Dennis Marion ai fiati) che spinge al massimo nei travolgenti funk di Harp & Drums e nella appiccicosa ed evocativa Florabama ("riesco a sentire la brezza del Golfo del Messico/ci sarà una festa stasera a Florabama") e rallenta pigramente nelle ballate strappa budella come la biografica storia di emarginazione di The Ballad Of Larry Webb con un 'evocativa slide a ricamare melanconia o la finale, bellissima e cullante This River, totale dichiarazione d'amore verso i suoi luoghi, rifugi sicuri da tutto il mondo impazzito che ruota intorno ("cercando di dare un senso all'assurdità che chiamo vita/ perchè solo questo fiume mi da sicurezza/solo questo fiume può portarmi lontano").
Io, intanto, mi rifugio ancora per qualche minuto in questo disco.




vedi anche RECENSIONE: JOE LEWIS & THE HONEYBEARS-Scandalous (2011)



vedi anche RECENSIONE: W.I.N.D.-Temporary Happiness (2013)




vedi anche RECENSIONE: MARK LANEGAN & DUKE GARWOOD-Black Pudding (2013)



vedi anche RECENSIONE: JASON ISBELL-Southeastern (2013)




vedi anche RECENSIONE: TEDESCHI TRUCKS BAND-Made Up Mind (2013)



Nessun commento:

Posta un commento