mercoledì 7 novembre 2012

RECENSIONE: JAMEY JOHNSON (Living For A Song-A Tribute To Hank Cochran)

JAMEY JOHNSON  Living For A Song-A Tribute To Hank Cochran  ( Mercury Records, 2012)

Quando il 15 Luglio del 2010, all'età di 74 anni, Hank Cochran passò a miglior vita dopo aver lottato contro un cancro al pancreas, solo poche ore prima, Jamey Johnson insieme a pochi altri amici vegliò sul suo letto di ospedale, cantando e suonando le sue canzoni, le stesse che dopo due anni decide di registrare e mettere su disco insieme ad una parata di stelle della country music americana.

Hank Cochran

Hank Cochran stesso, fu uno dei più grandi cantautori e songwriters americani di country music. Sopravvissuto ad una infanzia difficile, segnata da una precoce sfilza di malattie, dal divorzio dei genitori in giovanissima età e dall'esperienza dell'orfanotrofio che finirono per influenzare pesantemente le liriche delle sue future canzoni, spingendolo ad avvicinarsi anche alla fede. Poi, tanti piccoli e faticosi lavori fino ad incrociare la vita del suo omonimo e sfortunato collega Eddie Cochran. I due, pur non avendo nessuna relazione di parentela, formarono i Cochran Brothers che però ebbero vita brevissima; mentre Eddie cerca di contendere a Elvis lo scettro del rock'n'roll ma trovando la morte a soli 22 anni dopo un terribile incidente automobilistico, Hank aspetta il suo riscatto di vita che arriverà a 24 anni con il trasferimento a Nashville, iniziando a mettere a frutto tutti gli insegnamenti musicali appresi dallo zio, e scrivendo i primi successi country, che con il tempo diventeranno dei classici interpretati da Patsy Cline, Elvis Presley, George Strait, Ray Price, Merle Haggard e moltissimi altri, tanto da rendere impossibile il passaggio per Nashville senza incontrare il suo nome nei credits di qualche canzone."Quando inizi a parlare di songwriters, il suo nome è il primo che devi fare" dice Willie Nelson
Oggi è arrivato il tempo del sentito omaggio.
A pensarci è Jamey Johnson, trentasettenne cantautore country dell'Alabama con all'attivo altri quattro album, l'ultimo fu The Guitar song del 2010. Tra le nuove star del genere, Johnson è forse quello che maggiormente si avvicina al songwriting classico di Cochran, tanto che tra i due, pochi anni prima della morte, nacque una intensa e profonda amicizia fatta di rispetto reciproco che fu da preambolo a questo tributo. Johnson mantiene quell'aurea da vecchio e classico country che anima quasi tutte le canzoni, mettendo a disposizione la sua profonda e baritonale voce per i duetti presenti in quindici canzoni su sedici (Would These Arms Be in Your Way è l'unica cantata in solitaria). Passa così in rassegna tutta la carriera di Cochran da I Fall To Pieces del 1960, portata al successo da Patsy Cline, e qui cantata insieme a Merle Haggard, fino alla commovente esecuzione di Living For A Song del 2003 che riunisce insieme lo stesso Hank Cochran con Willie Nelson, Kris Kristofferson e Merle Haggard. Un poker di assi.
Tra le melodie sognanti di lap steel, archi e pianoforte, riscopriamo la famosa e cullante melodia di Make The World Go Away  insieme a Alison Krauss, Don't Touch Me con l'inconfondibile voce d'angelo di Emmylou Harris, la nostalgica She'll Be Back con Elvis Costello, fino al duetto con due stelle americane di prima grandezza come in Don't You Ever Get Tired Of Hurting Me con Willie Nelson e Love Makes A Fool Of Us All con Kris Kristofferson.
Ma anche up-tempo guidati dal violino come A Way To Survive  con Leon Russell e Vince Gill, ballroom song come I Don't do Windows con Ray Benson and Asleep At The Wheel, e southern rock più pimpanti e chitarristici come The Eagle con George Strait.
E ancora tanti altri ospiti come il vecchio amico Ray Price,  Bobby Bare, Lee Ann Womack e Ronnie Dunn.
Un disco caldo e rassicurante che trasuda sincera commozione e devozione, amplificata dal fatto che tutti i cantanti coinvolti, chi più chi meno, sono entrati in contatto direttamente con la musica di Hank Cochran. Un plauso quindi a Johnson che è riuscito a convogliare l'attenzione solamente sulle canzoni, nonostante il disco esca a suo nome e sia pieno di stars.
Nelle note conclusive del libretto, Suzi, l'ultima delle tante mogli di Cochran scrive:"Vorrei che Hank fosse ancora qui a vedere, non ci crederebbe, avrebbe pianto. Sarebbe felice. E' esattamente quello che Hank avrebbe fatto". Un buon modo per riscoprire un autore che già nel lontano 1974 a soli 39 anni entrò nella leggendaria Hall of Hame dei songwriters di Nashville.



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