lunedì 8 ottobre 2012

RECENSIONE: HIDALGO/NANJI/DICKINSON (3 Skulls And The Truth)

DAVID HIDALGO/MATO NANJI/LUTHER DICKINSON  3 Skulls And the Truth (Shraphel/Mascot Music, 2012)

Prendete tre carcasse di bufalo (copertina brutta, brutta) ancora paradossalmente sbuffanti e scalcianti, ricucite addosso la polposa carne grondante rosso sangue e date loro tre chitarre Gibson/Fender; rinchiudete il tutto dentro ad uno studio con il produttore guru dei chitarristi Mike Varney e chiamate per nome e cognome quello che avete ottenuto, così come si faceva una volta con i supergruppi, e avrete uno dei dischi di hard/blues più spumeggianti e freschi dell'anno.
Arriva a sorpresa questo 3 Skulls And The Truth, dopo la  partecipazione dei tre axe men al Experience Hendrix Tour, tributo annuale ed itinerante dedicato al leggendario chitarrista di Seattle, che vedeva, tra i tanti, anche la partecipazione di altri luminari viventi della chitarra come Steve Vai, Buddy Guy, Johhny Lang, Eric Johnson... Una collaborazione nata quasi in modo improvviso, fortunoso e fatta di reciproco rispetto che riesce in 12 canzoni (per 65 minuti) a camuffare tutta questa apparente casualità e diversità musicale grazie ad una intesa collaborativa che sembra frutto di anni trascorsi insieme sopra ad un palco a jammare. I tre si dividono in modo equo, soli e vocals, facendosi aiutare dallo stesso produttore Varney e Steve "Lightin" Malcolm in fase di scrittura (l'unica firma assente nei credits è quella di Hidalgo) e dalla sezione ritmica formata da Jeff Martin alla batteria e Steve Evans al basso.
Luther Dickinson dopo North Mississippi AllStars e Black Crowes, ed un anno solare impegnatissimo tra dischi solisti e collaborazioni con South Menphis String Band, papà Jim e The Wandering è diventato, a tutti gli effetti, il nuovo prezzemolino del rock/southern/blues americano, cercato e venerato un po' da tutti, David Hidalgo è in libera uscita dai suoi Los Lobos, in vena di divertimento ed in cerca di decibel dopo la collaborazione su Tempest di Dylan e Mato Nanji , è leader e chitarrista pellerossa degli Indigenous, carriera marchiata e devota al blues, che si porta dietro il batterista della sua band.
Per chi è rimasto parzialmente deluso dalla cura Rubin, e dal ventilato (anche qui, parziale) ritorno alle radici dei nuovi ZZ Top in La Futura, in 3 Skulls And The Truth potrà trovare la semplicità di quel hard/blues grezzo, poderoso ed incontaminato. Canzoni crude e corpose come The Truth ain't What It Seems o l'opener Have My Way With You perfetto incrocio tra ZZ Top e Hendrix. 
Duelli chitarristici che raramente sfociano in jam improvvisate, preferendo la forma canzone: il funk/blues di Make It Right, il trascinante vortice boogie di Coming Home, il southern di All I Know, l'incedere hard di The worldly And The Divine, la calma dilatata e darkeggiante di Cold as Hell, i devoti omaggi a Hendrix in Natural Comb Woke Up Alone che chiedono solo un palco dove essere suonate, se mai capiterà e se il progetto non si fermerà qui, sul più bello.
Un equilibrio quasi perfetto, per un gruppo improvvisato, dove tecnica, feeling e canzoni non prevalgono mai l'una sull'altro. A prevalere sono sempre le chitarre, assolute protagoniste. Poco originale, certo, ma assolutamente fresco, di impatto e piacevole.Non so se è sola casualità, ma tre dei dischi più interessanti, sorprendenti, anarchici e divertenti dell'anno (gli altri due sono i lavori firmati Chris Robinson Brotherhood)  arrivano da progetti messi in piedi da membri dei Black Crowes in libera uscita. Sempre aria buona dalle parti di Atlanta.





1 commento:

  1. ...io li ho trovati molto derivativi e poco originali a tanta classe mi aspettavo un tantino in più!

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