mercoledì 9 maggio 2012

RECENSIONE: WILLIE NELSON ( Heroes )

WILLIE NELSON  Heroes (Legacy Records, 2012)

"Willie Nelson è un americano vero.Uno dei più grandi artisti del mondo. Ha scritto alcune delle migliori canzoni di sempre, classici che canta con la sua inconfondibile voce soul, originale ed unica." Kris Kristofferson.

Grazie a icone viventi e (ancora) super attive come Willie Nelson, le più antiche radici della musica americana continuano a sopravvivere e attecchiscono sulle nuove generazioni. La  fenomenale esplosione dell'alt-country avvenuta in questi ultimi anni ne è testimonianza viva e pulsante. La voglia di riscoprire le proprie tradizioni, forse un po' per moda, forse, mi auspico, alla ricerca di un patriottismo che questi anni spingono a recuperare e preservare. I vecchi lo fanno da tempo, i giovani iniziano ora. Bene.
Willie Nelson festeggia le settantanove candeline e il ritorno alla vecchia Columbia (ora Legacy Sony music) con un album, a pochi mesi dal precedente Remember Me Vol.1, che sa ripercorrere a bordo di una macchina temporale sempre elegante, lucida, calda e raffinata, come d'abitudine, il passato, il presente e un po' di futuro. Come quei forti Whiskey invecchiati, da sorseggiare senza fretta, gustandone il gusto e il calore che si espande nel corpo, come la sua voce inconfondibile che il tempo non sembra proprio considerarlo. A testimonianza, la sua interminabile discografia e una prolificità su disco e live ineusauribile. Se cercate il caldo rassicurante della vostra casa e del fedele liquore preferito: questo disco ve lo promette, con qualche piacevole sorpresina.
Sulla scia delle American Recordings dell'amico Cash, Heroes mette in fila quattordici canzoni tra vecchi traditionals pre-1950, degli anni trenta e quaranta, nuove composizioni firmate con il figlio Lukas Nelson, ospite fisso  nei duetti insieme a tanti altri artisti, e curiose e ben riuscite cover di gruppi delle ultime generazioni (dai già "veterani" Pearl Jam, agli impensabili Coldplay). Senza dimenticare che Nelson, ai nuovi musicisti, ha sempre dato fiducia e stima, ottenendo eguali feedback, non ultimo, il bel disco Songbird con Ryan Adams e che le contaminazioni musicali non gli hanno fatto mai paura, a scapito dei mugugni dei tradizionalisti della country music.
Le sfumature che Nelson ha portato al genere country (omaggiato recentemente nel disco dal titolo esplicito Country Music) sono tutte presenti: tra le eleganti note jazzate di Cold War With You ( datata 1949), in compagnia di Ray Price, ottantasei anni sul groppone e il merito di lanciare, a suo tempo, l'allora giovanissimo Nelson, del brioso jazz di Home in San Antone (1943) e My Window Faces the South(1937) sempre con Lukas, vicine al bel connubio con Wynton Marsalis di pochi anni fa; il country più tradizionale e crepuscolare di A Horse Called Music insieme al vecchio compagno di suonate Merle Haggard, la piacevole e nuova Every Time He Drinks He Thinks Of Her scritta dal figlio; lenti valzer country come That's All There is To This Song, Hero con Billy Joe Shaver, e Come On Back Jesus , intinta di gospel spirituale e famigliare con la presenza contemporanea dei due figli Lukas e Micah Nelson; alla rockeggiante ballad The Sound of Your money , trascinanti up-tempo- honk tonk come Roll Me Up (stesso nome della band che lo accompagna) in compagnia di Kris Kristofferson, Jamey Johnson e l'inusuale e azzardata presenza (comunque non fa danni) di Snoop Dogg, già sperimentata qualche anno fa in un precedente disco. A Nelson è sempre piaciuto rischiare: vi ricordate il duetto To all the Girls I've Loved Before con Julio Iglesias negli anni ottanta? 
Fino ad arrivare a tempi più recenti con il lento incedere Soul/Blues, puntellato dall'organo di Come On Up To The House a firma Tom Waits con Sheryl Crowe a duettare. A sorprendere, perchè così lontane-a prima vista- dalll'universo di Nelson, sono Just Breathe, ballad dei Pearl Jam , inserita nel loro ultimo (ad oggi) disco in studio Back Spacer(2009) e la bellissima The Scientist dei Coldplay, registrata per buone cause benefiche, così spoglia e tirata a nuovo, facendola completamente sua e che, certamente, divverrà un suo nuovo classico.
Heroes è un disco vario (come tanti incisi da Nelson) che unisce il piacere, a volte imprevedibile, del viaggio -sempre On the road again- compresa qualche piacevole e nuova deviazione, al rifugio e calore rassicurante e affidabile che solamente vecchi eroi come lui riescono ancora ad infondere. Nulla di nuovo sotto il sole del Texas che però continua a splendere radioso. Non è poco.




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