lunedì 28 maggio 2012

RECENSIONE: JOEY RAMONE (...Ya Know?)

JOEY RAMONE  ...Ya Know? (  BMG, 2012)

"I miei momenti di maggior creatività sono alle cinque del mattino quando sono ancora a letto, mentre sono al bagno a defecare e in tutti quei momenti in cui sto facendo qualcos'altro".

Chissà cosa starà facendo in questo istante Joey Ramone? Quaggiù, il fratello Mickey Leigh ha pensato di fare uscire, a undici anni dalla sua scomparsa, il secondo disco postumo. Sì perchè, purtroppo, anche il primo Don't Worry About Me uscì quando Joey aveva abbandonato definitivamente le scene già da un anno, sconfitto dalla malattia (un linfoma lo portò via il 15 Aprile 2001), per fare qualcos'altro lassù, e Don't Worry About Me fu un grande momento di creatività. L'ultimo.
Joey Ramone iniziò le registrazioni di quell'album immediatamente dopo l'ultimo concerto che la band fece per salutare le scene nell'Agosto del 1996. I Ramones abbandonarono, come quei pochi grandi calciatori che hanno le palle per farlo, al top della carriera. Si sciolsero in un momento artistico felice. Avevano appena rilasciato uno dei loro migliori dischi in carriera, forse il più completo: Adios Amigos! Pochi se ne accorsero. Furono di parola.
4,3,2,...1...Ya Know? riporta per un attimo tutto indietro al 1996. Ya know? raccoglie demos e canzoni scritte da Joey che vanno dalla fine degli anni settanta fin dopo lo scioglimento dei Ramones. Il fratello Mickey le ha raccolte, spinto dai fans e intuendo l'enorme potenziale che potevano ancora avere. Poi affidate, in gran parte, al produttore storico dei Ramones, Ed Stasium (tecnico del suono dietro a Ramones leave Home,Rocket to Russia, Road to Ruin...), a Jean Beauvoir produttore del loro Animal boy(1986) e Daniel Rey.
Ascoltando le canzoni, a sorprendere ancora una volta, è la totale mancanza di spazio divisorio tra la rockstar e l'essere umano: quella voglia di non crescere che si prolunga in maniera infinitesimale e che magicamente attraversa la vita e lo spirito. Joey Ramone (...e i Ramones tutti) erano veri, puri e tanto bambini. Nessun abito di scena ha mai vestito la loro vita, eppure il loro look fece scuola. Attratti come i bambini da tutte quelle cose belle e divertenti che le brave mamme ti nascondono e ti proibiscono.
Ironia, nonsense, disimpegno, scherzo, dissacrazione e qualche stoccata ben assestata al perbenismo di massa animano il loro bizzarro mondo. In più, soprattutto nelle canzoni di  Joey Ramone, traspare tutta la malinconia e la parte più riflessiva, la sua sofferenza ed i suoi periodi bui.
La voce originale di Joey viene circondata da una schiera di ospiti che ne hanno risuonato e creato la musica: da  Joan Jett a Richie Ramone (batterista dei Ramones nella seconda metà degli anni ottanta), Bun E. Carlos(Cheap Trick), Lenny Kaye(Patti Smith group), Holly Beth Vincent, Pat Carpenter; a volte con una sovraproduzione, naturalmente moderna, che potrebbe aver rovinato il carattere originale delle canzoni. Ma non dimentichiamoci che siamo nel 2012 ed i produttori, pur cercando di mantenere lo spirito che fu dei Ramones, hanno dovuto calarsi nel presente. 
La sua voce, anche se difficilmente scindibile dalla musica dei fratelli, con il tempo migliorò, avventurandosi anche in qualcosa di diverso e in territori più introspettivi, e nella ballata folk/country Waiting for the Railroad ed in altri episodi curiosi come Cabin Fever che parte con uno strano effetto elettronico di synth per proseguire diretta, o in Make Me Tremble con i suoi accenni latini scritta insieme a Andy Shernoff (Dictators), lo possiamo constatare.
Rock'n'Roll is The Answer, scritta insieme a Richie Stotts dei Plasmatics, è un (già)classico che potrebbe essere stata scritta dai Ramones in un qualsiasi momento della loro carriera compreso tra il 1976 e il 1996, così come il punkabilly-semplice semplice- di I Couldn't Sleep, e le più classiche dei classici Going Nowhere Fast, 21st Century Girl (con Joan Jett), le chitarre possenti di Seven Days of Gloom.
New York è un testamento d'amore verso la sua città che dice tutto nel titolo. 
Merry Christmas(I don't want to fight tonight), già conosciuta in Brain Drain(1989), è qui riproposta in una versione casalinga e spartana, rivista e corretta con una strana drum-machine non propriamente esaltante.  
Party line con le vocals della vecchia amica Holly Beth Vincent ( i due incisero insieme I Got You Babe nel 1982) e la chitarra di Little Steven è puro doo-wop '60, quello "stile Ronettes" che ai Ramones è sempre piaciuto tanto. Joey partecipò al progetto Sun City contro l'apartheid, organizzato dal chitarrista di Springsteen che ha modo e privilegio di ricordare Joey nelle note introduttive al disco:
"Ya know è solo un altra sorpresa da un uomo che amava sorprendere tutti regolarmente..." 
What did I do to deserve you con il suo appeal pop '50 è tra le cose migliori. Sembra un estratto di End of the Century(1980), disco che cambiò il corso della loro carriera sotto "il muro del suono" di Phil Spector. Molti storsero il naso ma servì alla loro crescita musicale.
Per vent'anni dai Ramones ci siamo aspettattai i tre accordi tre dei Ramones. Sarebbe sciocco e pretenzioso ora, aspettarsi sorprese da una raccolta di pezzi dimenticati per strada, raccolti e fatti risuonare da musicisti amici. Forse il tutto risuonerà poco punk e Don't worry about Me era ben altra cosa, ma riascoltare ancora una volta la voce di Joey Ramone ripaga di tutto.
Non sarà questo disco ad ingiallire la foto che ritrae due gambe divaricate davanti ad un microfono ed un pugno roteato in aria. Un' icona entrata nella cultura popolare.
La conclusiva ballad Life's Gas (che appariva -in diversa forma-già in Adios Amigos-1995) racchiude in poche e sintetiche parole tutto il Ramones-pensiero. Un testamento ancora valido: "Life's a gas, life's a gas/So don't be sad cause i'll be there/Don't be sad at all". Io ci aggiungo: "...ya know?".

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