giovedì 8 marzo 2012

RECENSIONE: JAIME DOLCE'S INNERSOLE ( Sometimes Now)

JAIME DOLCE'S INNERSOLE Sometimes Now (autoproduzione, 2011)

Conobbi per la prima volta la chitarra dell'americano Jaime Dolce, solo dopo il suo sodalizio con Davide Van De Sfroos, con il quale incise Pica!(2007) e girò l'Italia in Tour. Personaggio simpatico e genuino dal ricco passato musicale, nato musicalmente nei primissimi anni novanta a New York, dove tra le numerose collaborazioni può vantare la lead guitar nella band di Mason Casey.
Sul finire degli anni novanta arrivò in Italia che diventa presto la sua seconda patria. Anche nel nostro paese riesce a collaborare a numerosi progetti e mettere in piedi la sua personale band: Jaime Dolce's Innersole, appunto.
Il suo nuovo album mi arriva inaspettato, dopo averlo perso di vista per qualche anno, ma mi conferma quanto il suo blues cerchi di spostarsi dalla canonicità per percorrere nuove e fantasiose strade, riuscendo ad uscire dai soliti steccati imposti dal genere ma soprattutto riuscendo a non fare della chitarra un mezzo onanistico di mera bravura tecnica ma rendendola parte integrante delle canzoni, magari a scapito dei puristi del genere.
Accompagnato da Matteo Sodini alla batteria, Stefano Castelli al basso e Filippo Buccianelli alle tastiere, Sometimes Now è un disco immediato e viscerale, senza fronzoli a cui fa fede la velocità con cui è stato registrato negli studi dei fratelli Poddighe a Brescia. Lo stesso Jaime nelle note introduttive al disco spiega quanto l'incontro con i due fratelli bresciani sia avvenuto per puro caso via
facebook ma in pratica gli abbia dato la possibilità di registrare il disco della vita, grazie ad uno studio di registrazione che ha permesso a lui e la band di registrare tutto in analogico, mettendo in musica le gioie e i dolori della sua vita.
Voce profonda, con forti sfumature black e chitarra ispirata sia nel rileggere ed omaggiare Robert Johnson nell'iniziale commistione tra Hendrix e funk di Stop Breaking Down e nella torrenziale Steady Rolling Man; sia nelle canzoni autografe che sanno passare dagli inserti reggae di Shots Of Fire e della strumentale Trippy Nina, i momenti acustici di I Do, al soul con la chitarra contagiosa e sognante della bella Arrendere, i sapori soul/tex-mex di The Movie Song e la bella Long way, ballad sorretta dall'hammond con l'ispirato assolo finale, pieno di feeling.
Fino ad arrivare al gran finale corale con Space Captain , la canzone di Matthew Moore che risplendeva nel grande Mad Dogs & Englishmen di Joe Cocker.
Foto:Aglientu Summer Festival


vedi anche: FRANCESCO PIU ma-moo tones

5 commenti:

  1. piccolo appunto: ha collaborato con Davide Van de sfroos, ma su Aquadulza, del 2005 e ha fatto anche il tour di supporto. Grande chitarrista!!!

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  2. Ciao...a me risulta che abbia suonato su:L'Alain Delon de Lenn,La Grigna, Il costruttore di Motoscafi e Furestee su "Pica!"...magari ti confondi con Marco "Python" Fecchio?

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  3. si nei credits del cd è riportato sull album Pica...ma ha iniziato a suonare con Davide sin dal tour di Aquaduulza. Il tour era denominato Vadavia il Blues Tour e lui era alla chitarra

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  4. Jaime ha suonato nel tour Ma vada via 'l Blues, dove c'era anche in qualche data Sugar Blue ma in studio di registrazione ha partecipato solo a Pica...se non sbaglio...

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  5. Io l'ho visto la prima volta dal vivo al Testaccio Village a Roma nella fine anni '90. Pochissima gente e alla fine ha venduto anche personalmente il CD. STUPENDO Lo conservo come una reliquia.

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