mercoledì 14 marzo 2012

RECENSIONE: CIRCO FANTASMA ( Playing with the Ghost)

CIRCO FANTASMA Playing woith the Ghost ( Antistar, 2012)

E' un grande piacere e orgogliosamente patriottico constatare che sia un gruppo italiano a ricordare la figura di un personaggio come il londinese Nikki Sudden a sei anni dalla morte. Ex leader dei seminali Swell Maps insieme al fratello Epic Soundtracks(anche lui morto prematuramente ancor prima, nel 1997), in seguito nei Jacobites , infine ispirato cantastorie decadente in solitaria, là dove finiva Dylan ed iniziavano i Rolling Stones, prima di morire prematuramente nel 2006 dopo aver dato alle stampe il bello The Truth doesn't Matter, disco dove emergevano tutte le sfumature della sua carriera solista in bilico tra l'acustico e l'elettrico, il romantico sognatore e il reale perdente. Figura spesso sottovalutata, Nikki Sudden è un personaggio ancora tutto da scoprire, insieme alla sua ispirata vena poetica.
I milanesi Circo Fantasma non sono nuovi ad omaggi del genere.
Playing with the ghost, quinto album del terzetto, esce a quattro anni di distanza dal precedente I Knew Jeffrey Lee che ricordava un'altro leader scomparso, quello dei Gun Club, appunto, e che fu l'ideale prosecuzione e omaggio dello storico progetto I Knew Buffallo Bill del 1987, il "supergruppo alternativo" di cui facevano parte gli eroi amati dai Circo Fantasma.
L'ascolto di Playing with The Ghost lascia veramente una scia di commozione mista a tristezza con groppo in gola, tanto il fantasma di Sudden sembra impossessarsi dei solchi delle canzoni in cui la sua anima rivive ancora una volta. Prima di morire Sudden riuscì a collaborare con Nicola Cereda(chitarra e voce), Roberto De Luca(basso) e Carlo Cereda(organo, piano), più Alessio Russo alla batteria. I risultati di questa collaborazione si possono ascoltare nelle due canzoni scritte insieme ai Circo Fantasma: gli undici minuti in crescendo di When the Pope Goes to Avignon e nella spoken song The Port of Farewell , con la voce di Sudden che ci parla e catechizza per l'ultima volta. Le altre canzoni dove aleggia il fantasma piratesco di Sudden sono le reinterpretazioni di sue canzoni: Kiss At Dawn, canzone da ultimo bacio d'addio in preda ad una post sbronza "ballerina" ai Caraibi, la lenta delicatezza alticcia di When I Cross the Line e la tanto bella quanto troppo corta (purtroppo) The Road Of Broken Dreams cantata da Jeremy S. Gluck(Barracudas) e con l'organo di Amury Cambuzat(Ulan Bator) a tingere il tutto di fosco e antico. L'ultima anima di Sudden esce prepotente da Where The Rivers End (cantata dallo scrittore Phil Shoenfel), canzone dei suoi Jacobites, progetto messo insieme con il fraterno amico Dave Kusworth.
I Circo Fantasma chiamano in casa altri spettri, oltre a quello di Sudden.
Ad infestare la casa di vibrazioni e pelle d'oca ci pensano la rivisitazione dark-country/folk di Marry Me(Lie! Lie!) dei These Immortal Souls del defunto Rowland S. Howard e Carry Home dei Gun Club a rimarcare ancora una volta quanto la band di Jeffrey Lee Pierce occupi un posto speciale nella musica dei milanesi.
Oltre all'iniziale delicatezza affidata a The Garden (Einsturzende Neubauten) e all'aggressività di Nick The Stripper dei Birthday Party , è da segnalare la bella The Devil's Hole, interpretata da Phil Shoenfel (autore del romanzo culto “Junkie Love”, contrasto e convivenza tra eroina e amore), una darkeggiante western song che si sviluppa e trasforma in un rock'n'roll metropolitano affogato nell'alcol etilico.

Infine Shooting Star, tra vecchi saloon western e insegne al neon traballanti e The Ghost in Me, finale jazz/folk degno di quel gran signore di Pomona che di cognome fa Waits a testimoniare che anche le loro composizioni possono competere con i fantasmi citati a cui il disco è dedicato e perchè no, anticipare le prossime mosse della band.
Chiudetevi in casa, spegnete le luci e iniziate a giocare con i fantasmi.
Credo sarà dura per tutti, quest'anno, eguagliare i picchi di emotività raggiunti dai Circo Fantasma. Il loro personale omaggio ai quei miti decadenti del rock che non avranno mai le copertine che altre defunte rockstar continuano ad avere, a volte in modo del tutto gratuito, sa toccare le corde giuste.
Quando il rock muore, risorge, trafigge e vince. Ancora una volta.


vedi anche MARK LANEGAN Band-Blues Funeral

1 commento:

  1. album acquistato e condivido a pieno la recensione, disco da avere!!! ciao Rosy

    RispondiElimina