mercoledì 16 novembre 2011

RECENSIONE: SAXON/ANVIL Live@Rock'n'Roll Arena, Romagnano Sesia(NO),15 Novembre 2011


Concerto d'altri tempi questa sera al Rock'n'Roll Arena di Romagnano Sesia(NO).
Un sold out annunciato che ha lasciato fuori al freddo dell'incombente inverno chi è arrivato in ritardo e non ha potuto timbrare il cartellino con la storia dell'heavy metal. Perchè i Saxon, nonostante non abbiano mai raggiunto il successo planetario dei compagni di inizio avventura, Iron Maiden, rappresentano ancora oggi, più di Steve Harris e soci , la vera anima stradaiola che caratterizzò il movimento NWOBHM che animava i sobborghi inglesi nei fine anni settanta. Nonostante tutte le beghe legali e i conflitti personali con gli ex componenti, i Saxon sono ancora quei "son of a bitch"(primo nome della band) di inizio carriera.
Poi per questa serata erano in accoppiata con un'altra leggenda del metal degli anni ottanta, i canadesi Anvil e molti erano qui per non perdersi quel mattacchione di "Lips".
Ad aprire la serata i giovani britannici Crimes Of Passion, sponsorizzati dagli stessi Saxon e con all'attivo un album ed un ep, il loro old school metal, nonostante parecchi problemi tecnici abbiano infestato la mezz'ora di esibizione, ha conquistato. Il biondo e simpatico cantante Dale ci ha messo del suo e a fine concerto si sono meritati l'ovazione.
Vidi i canadesi Anvil circa quindici anni fa e devo dire che ero qua, come tantissimi altri anche per loro. Gli Anvil hanno attraversarto fasi alterne di carriera, dai fasti scollacciati dei primi anni ottanta con i poco nascosti riferimenti sessuali che strabordavano dalle liriche-alla faccia dei benpensanti- e veri e propri prime movers dello speed and thrash metal(prima ancora di quel Kill'em all da prima pagina), fino ad arrivare alla rinascita di questi ultimi anni, grazie anche al divertente documentario che tanto successo ha avuto(Anvil: the story of Anvil) e all'ultimo album Juggernaut of Justice che ne hanno rilanciato la carriera. Chi non è mai cambiato è Steve "Lips" Kudlow, un vero monello dalle mille smorfie che passa dai spettacolari assoli impossibili, anche con l'immancabile vibratore usato come bottle neck, a rasoiate chitarristiche che definiscono il suono "in your face" della sua creatura. La formazione a tre con Glenn Five al basso e il "vecchio"Robb Reiner che dietro le pelli è un martello pneumatico, ha avuto modo di mettersi in mostra tra una gag e l'altra di Lips.
Il loro set ha goduto del miglior suono della serata, ed ha alternato vecchi successi come 666, Mothra, March of the Crabs, la terremotante Winged Assassins, l'inconfondibile Metal on Metal ai più recenti Juggernaut of justice e la bluesata New Orleans Voo Doo. Gli Anvil rimangono una piccola istituzione, lontana dai grandi circuiti, da preservare e sostenere.
Un peccato è aver assistito alla prima parte del concerto dei Saxon, con dei suoni veramente boombastici che ne hanno penalizzato il set. Fortunatamente, questa volta è da dire, l'impianto audio salta alle prime battute di Rockn'n roll Gypsy e quello che poteva essere un disasto si trasforma nella salvezza del concerto che proseguirà con i giusti suoni fino alla fine e con i Saxon ancora più micidiali.
I britannici presentano il loro nuovo e buon album Call to Arms(2011). Tanti gli estratti che si sono incastonati con i vecchi cavalli di battaglia, dall'apertura del concerto con Hammer of the Gods, passando per Mists of Avalon, all'epica Call to Arms fino a When Doomsday comes(Hybrid Theory).
Il sempre più regale Biff Byford, dall'inconfondibile e unica voce, rimane quel catalizzatore che è sempre stato, un uomo che ha raggiunto i sessant'anni d'età e che da quasi quaranta porta avanti le sue battaglie e la sua creatura Saxon(raccontato così bene nel suo libro autobiografico "Never Surrender"), tra alti e bassi ma con immutata passione.
Il working class metal degli esordi sopravvive in anthems entrati di diritto nella storia della musica pesante: Heavy Metal Thunder, l'inno "bykers" Motorcycle Man, Dallas 1Pm e Denim and Leather non hanno bisogno di troppi commenti e spiegazioni. La band poggia sulle chitarre del pirata Paul Quinn(fantastici alcuni suoi assoli), l'altro superstite della prima line-up del lontano 1976 e dell'ultimo entrato(ormai da quindici anni nella band) Doug Scarratt , sulla strabordante esuberanza ed headbanging instancabile del rosso bassista Nibbs Carter e sul drumming preciso del veterano Nigel Glockler, nascosto dietro alla sua faraonica batteria.
Una carriera rivisitata guardando soprattutto agli anni ottanta, fino ad arrivare a quei dischi che cercavano l'America e il glam, al tempo poco digeriti dai die-hard fans, qui rappresentati bene da Rock the Nations.
La velocissima e squassante 20.000 Ft, l'immancabile e ormai "fatta loro" cover di Ride like the wind di Christopher Cross e Wheels of Steel (“She’s got wheels… wheels of steel!”) portano al caldo ed incandescente finale con Byford che cerca sempre più il contatto con i suoi fans e si appropria di una maglietta da calcio azzurra che si lega intorno al collo. Dopo 747(Strangers in the night) e l'anthemica Power and the Glory arrivano le finali ed immancabili Strong Arm of the Law e Princess of the Night, assurte a veri e propri inni e stile di vita, che chiudono la serata vintage all'Arena.
I primi anni ottanta si sono rimaterializzati per una sera, ma senza effetto nostalgia perchè Anvil e Saxon, "kick some ass", come direbbero Lips e soci, a molte novelle e pretenziose band di oggi.
And the band played on...


VIDEO di "HEAVY METAL THUNDER":

2 commenti:

  1. Devo farti i complimenti Enzo Curelli perchè sei riuscito a farmi veramente rivivere questa magica serata. I Saxon non deludono mai, ma bisogna anche saper scrivere e rappresentare queste meravigliose emozioni. Per altro molto modestamente posso dire che sono un tuo collega, nel senso che scrivo anche io recensioni di album e live report per la rivista online stereoinvaders.com sotto lo pseudonimo di MetalMilitia71. Ciao, e complimenti ancora per tua recensione

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  2. grande recensione. tutto vero.

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