domenica 27 febbraio 2011

retroRECENSIONE: LIFE SEX & DEATH(The Silent Majority)...e la strana leggenda di Stanley, il cantante "barbone"

LIFE SEX & DEATH The Silent Majority (Reprise Records, 1992)

Notizie dei Life Sex & Death (guarda caso abbreviati in LSD) ce ne furono poche all'epoca dell'uscita di questo album, siamo nel 1992, ancor meno ora a distanza di 19 anni. Qualche video su Youtube, un fan site su Myspace e poco altro.
Venuti allo scoperto sul finire degli anni ottanta, balzarono agli onori della cronaca per il bizzarro cantante e la sua strana storia, che ancora oggi aleggia nella leggenda. Si raccontava che fosse un barbone notato per strada dal resto della band che, rimasta colpita dalla sua voce, lo volle immediatamente in studio di registrazione. Il tizio che si faceva chiamare Stanley, accettò di mettere al servizio del gruppo la sua arte, costruita su testi alquanto intelligenti e provocatori, rispetto alla stragrande maggioranza dei gruppi street hard rock. Stanley, però, decise di non ripulirsi ma di rimanere tale e quale, con i suoi vestiti sporchi e stracciati, le sue unghie nere e le sue scarpe rotte, a vederlo quasi un Elvis Costello abbandonato per strada dal almeno due mesi.
Stanley è un emarginato, caduto in depressione dopo il suicidio del padre, che nasconde dentro di sé un animo artistico, che la band riuscirà a far venire fuori. Divertenti alcune storielle che giravano attorno a questa figura enigmatica: come quella che racconta di uno Stanley strafatto che vomita sulle scarpe di un pezzo grosso di una label altrettanto grossa. Il contratto dubito sia stato firmato. Ora, il punto ancora da smuovere è: fu una invenzione per attirare attenzione sulla band o la leggenda di Stanley "il barbone" è tutta verità? Sempre su Youtube è visibile un'intervista datata 1993, in cui si vedono i tre componenti, classici ragazzotti metallari americani dai lunghi capelli, e Stanley con la sua giacca lisa e i suoi occhiali stile fondo di bottiglia accucciato e imbarazzato in mezzo a loro sul divano. Attore o vero imbarazzo?
Una cosa è certa, il disco merita e Stanley, vero o falso che sia, è un buon compositore che a volte ricorda addirittura il Tom Waits di "Bone Machine" (1992), nella sua interpretazione vocale, ascoltatevi la feroce "Tank" dove ripete all'infinito "I'm a tank" o la finale "Rise Above", ballad pianistica con Stanley- solo voce e piano-raccontare la sua storia di solitudine ed emarginazione. Prova struggente da cantautore. Accompagnato da una band solida e potente che lascia spesso intravedere influenze blues, formata da Bill E. Gar al basso, Alex Kane alle chitarre (formerà in seguito gli Antiproduct) e Rian Michael Horak alla batteria.
Ascoltare, oggi, una canzone come "Jawohl Asshole" ( i titoli e i testi furono censurati all'epoca, così come la copertina), suona ancora maledettamente moderna, un hard street grezzo e martellante così come "Fuckin' Shit Ass", con un chorus radiofonico che avrebbe sfondato se la canzone si fosse intitolata diversamente.
"Train" è un bluesaccio con tanto di armonica, sparato a velocità folle da thrash metal song, un gioiello, mentre la sempre veloce "Big Black Bush "sembra uscire dai primi lavori della coppia Van Halen/Lee Roth. Divertenti, poi, le piccole perle di country roots sparse per il disco come "Farm Song" (registrata quasi in lo-fi con rumori di strada in sottofondo), "Hey Buddy" e lo spoken blues di "Guatemala".
Un disco che si discosta nettamente dalle uscite street hard dell'epoca, lontano dalle altre band californiane dai suoni ripuliti e dai look improbabili, i Life Sex & Death erano puri, aggressivi, ironici e furono abbandonati al loro triste destino...Rise Above cantava Stanley...

La recensione compare in origine su Debaser...
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_28610/Life_Sex__Death_The_Silent_Majority.htm

1 commento:

  1. Check out a podcast review of The Silent Majority by Life, Sex & Death on Dig Me Out at digmeoutpodcast.com, a weekly podcast dedicated to revisiting lost and forgotten rock of the 1990s.

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